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Il cambio di caldaia porta risparmi del 20% in bolletta

È un’operazione tra le più vantaggiose considerando il rapporto tra investimento contenuto e beneficio come comfort e risparmio in bolletta

di Adriano Lovera

La sostituzione della vecchia caldaia è uno degli interventi “traino”, insieme alla posa del cappotto termico, cui è possibile agganciare altre opere accessorie e tentare di beneficiare del nuovo Ecobonus al 110%, disposto dal decreto Rilancio. Ma al di là dell’aliquota fiscale, l’installazione di una nuova caldaia è un’operazione tra le più vantaggiose in tema di efficienza energetica, considerando il rapporto tra investimento, tutto sommato contenuto, e il beneficio come comfort e risparmio in bolletta.

Attualmente gli apparecchi immessi sul mercato, salvo rare eccezioni, partono ormai dalla classe B e per oltre il 90% si tratta di caldaie a condensazione. Ma il nostro patrimonio residenziale avrebbe bisogno decisamente di una rinfrescata. «Quello che si trova nelle nostre case è spesso ancora in classe D se non inferiore», dice Alberto Montanini, presidente di Assotermica, l’associazione di Confindustria delle imprese del settore.

Generatore a condensazione
Perché oggi si sceglie il generatore a condensazione? Il suo valore aggiunto consiste nella capacità di recuperare una parte del vapore contenuto nei gas di scarico. Nel caso di combustione di metano, questa quantità può raggiungere l’11%, mentre nel caso di combustibili liquidi, come il gasolio, si ferma intorno al 6%.

In altri termini, grazie alla quota recuperata, l’efficienza di questo impianto risulta superiore al 100%, mentre le caldaie tradizionali si attestano intorno all’80-90% a seconda del modello e dell'età.

Un esempio concreto
A livello di consumi energetici, secondo stime dell’Enea, il risparmio potenziale si colloca tra il 10% e il 20% rispetto alla situazione precedente. Per scendere nei dettagli, analizzando la situazione di un condominio, si può prendere come esempio un intervento seguito dall’Enea, illustrato nell’ambito del progetto di sensibilizzazione “Italia in Classe A”, riguardante un edificio a Roma composto da 18 appartamenti costruito nel 1926.

Il palazzo è servito da una caldaia centralizzata a metano con potenza di 150 Kw nominali, risalente al 1996, e riporta un Attestato di prestazione energetica G, la classe più scadente, con un indice di prestazione globale di 204,68 kWh/m2 anno. La sola sostituzione della caldaia con un nuovo modello permetterebbe un risparmio dei consumi del 19% a fronte di un investimento modesto, 9mila euro, da spalmare su diciotto famiglie e da recuperare nel giro di pochi anni tra riduzione dei consumi e bonus fiscale.

Nella villetta
Nella abitazioni unifamiliari, invece, il risparmio si riduce perché solitamente presentano un maggior fabisogno di riscaldamento, data la maggior esposizione al freddo da tutti i lati delledificio. I dati del Paee del Mise (Piano nazionale efficienza energetica) dicono che una casa unifamiliare richiede in media 142 kwh al metro quadrato annui come consumo termico, con picchi che possono arrivare a 220 nelle fasce climatiche più rigide.

Secondo una simulazione dell’Enea, sempre per una villetta unifamiliare (l’esempio riporta 82 mq di superficie) passare da una caldaia poco efficiente a una moderna, comporta un risparmio compreso fra 9,3 e 13 kw/h per metro quadrato, riferito alle zone climatiche in cui ricade la maggior parte delle abitazioni (E ed F). Rispetto alla media tracciata dal Mise, il beneficio a livello di consumi fatica ad arrivare al 10%.

Certo, lo stimolo di un maxi sconto fiscale al 110% sarebbe un ottimo motore agli investimenti in questo senso. I decreti attuativi sono in corso di definizione, ma senz’altro sarà necessario uno studio preliminare predisposto da un tecnico per capire se il solo cambio della caldaia permetta di rispettare i requisiti richiesti dalla normativa, tra cui il doppio salto di classe energetica.

Al momento una statistica non c’è. «Vi possono essere edifici con caratteristiche disperdenti elevate, dovute a una scarsa qualità dell'involucro, o al contrario posti in zone climatiche in cui la domanda di riscaldamento è bassa. Dunque in queste situazioni il solo intervento sull'impianto potrebbe non essere efficace – ragiona ancora il presidente di Assotermica –. Ma stiamo effettuando alcune simulazioni su diverse tipologie di immobile e riteniamo vi siano diversi casi in cui la sola riqualificazione dell’impianto di riscaldamento possa consentire il doppio salto di classe».

È naturale pensare che le condizioni possano essere rispettate negli edifici più vecchi e meno performanti. Secondo i dati Istat relativi al patrimonio edilizio, un quarto degli edifici residenziali in Italia risulta costruito prima del 1946.

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