Fisco

Bonus casa e 110%: tutti i freni agli sconti

e richieste di semplificazione – arrivate da più parti – portano alla luce le incongruenze e i problemi applicativi dei bonus casa

di Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste

Limiti di spesa, lavori agevolati, edifici ammessi, mercato delle cessioni. Mentre nel recovery plan si aspetta l’ultima parola sulla proroga del superbonus al 2023, le richieste di semplificazione – arrivate da più parti – portano alla luce le incongruenze e i problemi applicativi dei bonus casa. Che non si fermano al 110%, ma investono le detrazioni ordinarie.

Anni di proroghe e modifiche hanno generato una disciplina sparpagliata tra decreti legge e manovre finanziarie, a volte poco coerente.

Due esempi su tutti. Perché il bonus mobili – appena aumentato a 16mila euro di spesa massima – si può abbinare solo alla detrazione del 50% (o al sismabonus) e non all’ecobonus? E perché le barriere architettoniche si possono eliminare con il 110% se si fa un intervento di superbonus in versione “eco”, ma non antisismico?

Molti inconvenienti nascono dalla cattiva abitudine di non fare mai ordine tra i bonus. L’arrivo del 110%, per esempio, ha lasciato inalterati i vecchi ecobonus al 70 e 75% in condominio, introdotti cinque anni fa, che oggi impallidiscono al cospetto del superbonus.

Effetti a cascata
In altri casi, ci sono effetti a cascata. Proprio l’arrivo del 110%, infatti, ha spinto il Governo a varare il Dm Requisiti, che era previsto fin dal 2013 (dal Dl 63), ma di cui ci si era ormai dimenticati. Il Dm con i nuovi standard di prestazione, però, influenza anche le regole applicative dell’ecobonus ordinario (quello al 50 e 65%, per intenderci) e del bonus facciate quando include lavori di coibentazione.

Non c’è da stupirsi allora che imprese e professionisti tornino a chiedere un pacchetto di semplificazioni, partendo proprio dal 110 per cento. Nei giorni scorsi, il grosso dell’attenzione si è concentrato sullo “stato legittimo dell’immobile”, cioè sulla necessità che eventuali abusi edilizi vengano sanati prima dell’avvio dei lavori agevolati. «Occorrerà trovare un punto di equilibrio tra semplificazione delle procedure e lotta all’abusivismo», ha dichiarato giovedì scorso in Senato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che si è impegnato a discutere del tema con le Infrastrutture.

L’esperienza di questi primi mesi di superbonus dimostra che spesso la complicazione delle regole e l’incertezza rendono difficile la pianificazione degli interventi e la gestione delle procedure. Ci sono committenti che faticano a trovare progettisti e imprese che rincorrono gli asseveratori. Un passaggio, quello dell’asseverazione, fondamentale anche prima della fine dei lavori, per potere cedere il 110% per singoli Sal: proprio giovedì 15 aprile si chiude la finestra per comunicare la cessione dei bonus 2020.

La semplificazione, a ogni modo, dovrà andare di pari passo con istruzioni tempestive e norme stabili nel tempo. Basti pensare che la legge di Bilancio 2021 ha esteso il superbonus agli edifici posseduti da un unico proprietario, purché composti da non più di quattro unità immobiliari, ma ancora oggi non si sa se nel conto vadano inserite anche le pertinenze (e come ciò si rifletta sul limite di spesa).

Ancora peggio è andata con la nozione di «unità indipendente»: assente dal testo del Dl Rilancio (19 maggio 2020), è stata aggiunta in conversione (19 luglio), meglio precisata con la conversione del Dl Agosto (14 ottobre) e di nuovo ritoccata con la manovra (1° gennaio 2021). Senza contare le istruzioni di Entrate e Mise nel frattempo emanate e riviste.

Inconguenze peggiorate
Le modifiche a getto continuo, inoltre, vanno spesso ad aggravare incongruenze già presenti da tempo. A partire dai differenti limiti di spesa agevolata per lavori identici, o quasi: il cambio della caldaia e delle finestre oggi possono andare dal 50 al 110% (con tetti di spesa, requisiti e procedure differenti); l’isolamento termico delle pareti può avere addirittura il 50, 65, 70, 75, 90 o 110 per cento. Anche il perimetro degli edifici ammessi (abitativi e non) e delle zone di ubicazione presenta grandi differenze e può produrre risultati incomprensibili per i cittadini: ad esempio, per una tinteggiatura esterna, una villetta monofamiliare è agevolata al 90% se in zona urbanistica B; in zona C non riceve invece nulla, ma se è bifamiliare ha il 50% (condominio minimo).

Anche l’orizzonte temporale è un fattore chiave. Tutti si aspettano la proroga del superbonus al 2023. Ma intanto il 110% è l’unica detrazione già prevista fino al 30 giugno 2022 (fine 2022 a certe condizioni), grazie ai fondi europei, mentre le altre scadono nel 2021. Anche se ci sono banche che, per prudenza, preferiscono attendere l’approvazione definitiva del recovery plan prima di impegnarsi ad acquistare i crediti per lavori da svolgere nel 2022.

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