Fisco

Imu, il caos di regole giustifica lo stop a sanzioni e interessi

di Pasquale Mirto

Non c’è pace per i tributi comunali. Tra risoluzioni ministeriali, norme oscure e nuovo metodo tariffario della Tari, si è creato un groviglio inestricabile che sta mettendo in seria difficoltà non solo gli uffici comunali, ma anche i contribuenti.

L’acconto dell’Imu in scadenza domani non è stato mai così caotico. Tra risoluzioni ministeriali dell’ultimo momento che scombussolano le decisioni assunte dai Comuni e regole mal scritte, azzeccare i calcoli diventa un terno al lotto. Da questa situazione si può uscire solo col buon senso.

La proroga
Sul differimento dell’Imu, deciso da molti Comuni per venire incontro alle comprensibili esigenze di chi a fatica cerca di riemergere dalla crisi generata dalla pandemia, l’incertezza creata dalla Risoluzione 5/2020 delle Finanze, anche per la sua intempestività, ben potrà giustificare, Statuto del contribuente alla mano, la disapplicazione di sanzioni e interessi per chi pagherà in ritardo. Il che vuol dire non emettere alcun atto di accertamento, perché nell’avviso per tardivo versamento ci sono solo sanzioni e interessi.

Sull’Imu turistica, l’imprecisa formulazione normativa con cui si esonera la rata di acconto Imu - che solo per il 2020 si calcola considerando la metà dell’importo versato nel 2019 a titolo di Imu e Tasi - e limita l’esenzione ai «proprietari», che sono solo uno dei possibili soggetti passivi, dovrebbe essere corretta in sede di conversione in legge del Dl 34/2020. Se così non fosse, il contribuente potrà regolarizzare la propria posizione direttamente con la rata di saldo, che è anche a conguaglio della rata di acconto.

Dal punto di vista delle delibere, i Comuni dovranno approvare le aliquote Imu, le tariffe Tari e tutti gli altri regolamenti entro il 31 luglio. Ciclicamente si ripropone il dubbio se gli atti devono essere approvati entro il termine previsto da norme statali per l’approvazione del bilancio comunale o entro la data effettiva di approvazione del proprio bilancio. La questione dovrebbe essere stata risolta dalla risoluzione 21 novembre 2013 della commissione Finanze, nel senso dell’ovvio riferimento al termine previsto dalle norme statali. Se le delibere tariffarie comportano delle modifiche al bilancio già approvato, ne conseguirà una semplice variazione, ma non una sua completa riapprovazione.

La tesi del Mef
Al di là del termine, non è condivisibile la tesi del Mef, nella circolare 1/DF/2020, che ritiene la nuova Imu come una «mera evoluzione normativa», arrivando a sostenere che in caso di mancata deliberazione si applicano le aliquote del 2019. Senza entrare in disquisizioni teoriche, seguire la tesi ministeriale espone il Comune al rischio enorme di vedersi contestare la debenza dell’Imu calcolata con le (nuove) aliquote base, anziché con le più alte aliquote del 2019.

Anche gli altri regolamenti comunali dovranno essere aggiornati per tener conto del nuovo accertamento esecutivo e delle norme sulla rateazione della legge di bilancio 2020, anche se sulle attività di controllo in realtà si naviga a vista. Perché, manco a dirlo, ancora non si è capito se dall’incrocio delle norme recate dal Dl 18/2020 e dal Dl 34/2020 i Comuni possono notificare i propri atti, perché gli enti locali non sono mai citati espressamente, come se non fossero un pezzo della Repubblica.

La Tari
Entro fine mese Arera dovrebbe emanare la delibera che modifica il metodo tariffario per tener conto delle riduzioni previste dalla delibera 158/2020. Ma costruire un Pef in tempo utile per l’approvazione delle tariffe a fine luglio sembra un missione impossibile.

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