Condominio

Amministratore di condominio manager: ambizioni e realtà

Troppe responsabilità a fronte di una bassa remunerazione e uno scarso potere decisionale. Tante le difficoltà dell’amministratore 2.0

di Daniela Zeba

Oggi va di moda parlare di amministratore di condominio imprenditore, leader che gestisce e guida i condòmini alla stregua del manager di un’azienda. Se da un lato è comprensibile e sacrosanto il desiderio di elevare la professione ad un livello più consono al carico di responsabilità ad esso connesso, dall'altro, anche solo sotto il profilo linguistico, il paragone con il manager fa acqua da tutte le parti.

Secondo il vocabolario Treccani, manager è «dirigente d'azienda, di elevata posizione, che accentra in sé le funzioni dell'imprenditore, assumendo la responsabilità della conduzione dell'azienda (o di un settore aziendale) e delle relative decisioni, pur non essendo generalmente il proprietario». Solo leggendo la definizione, ci si rende subito conto che l' amministratore di condominio non è un manager, se non altro soltanto per due, tutt'altro che trascurabili, aspetti: la remunerazione economica e il potere decisionale, elementi fondanti che definiscono l'autorità e l'autorevolezza di ogni tipologia di lavoro autonomo, che sia di matrice professionale e/o imprenditoriale.

L'amministratore di condominio è un mero mandatario della volontà assembleare, il cui compenso, eventuale, è sempre comunque subordinato a precise condizioni, quali ad esempio una presentazione analitica preventiva delle prestazioni, a pena di nullità del compenso, per non parlare poi della cessazione dell'incarico, e del periodo, che in alcuni casi può protrarsi per intere settimane, che precede la nomina del nuovo amministratore: qui esplicitamente il legislatore ha negato il diritto ad ogni compenso, inchiodandolo comunque a diverse responsabilità.

L'amministratore di condominio è l'unico lavoratore, nel nostro ordinamento, responsabile civilmente e penalmente per azioni od omissioni altrui, è l'unico a doverne subire le conseguenze senza averne colpa personale; è spesso l'unico capro espiatorio per ciò che accade in ogni edificio avente le caratteristiche di condominio.

Esiste un'iniquo sbilanciamento tra poteri di cui dispone, obblighi e responsabilità; oltre a ciò si somma anche la mancanza di strumenti adeguati professionali per adempiere a quanto previsto dal legislatore: è solo recente la concessione da parte dell'Agenzia delle Entrate dell'utilizzo di Entratel come strumento professionale. Una piccola conquista di cui gioire ma la strada dell'affermazione è ancora lunga.

Sui social prevale tuttavia un ottimismo ad oltranza che spesso disarma; imperversano sempre più entusiasti dell'ultima ora, che fanno leva sull'orgoglio di categoria per far assurgere l'amministrazione condominiale al gotha delle professioni più desiderabili e remunerate, trovando le più attraenti giustificazioni, con il solo scopo di fare business.

Tra le motivazioni più gettonate:

1.“l'amministratore è l'unico che può fare il bonifico a se stesso per le proprie competenze”;
2.“l'amministratore è l'unico che ha la certezza di avere il cliente almeno per un anno (oppure due);
3.“l'amministratore è una professione “ghiotta”, dalle enormi potenzialità di business, legate ai servizi alle famiglie.”

Tutto relativamente vero, sempre che rispettivamente:

1.il condominio abbia il conto corrente sempre capiente e si antepongano i pagamenti a se stessi rispetto a quelli di altri fornitori;
2.l'amministratore non venga revocato senza giusta causa;
3.all'amministratore interessino i servizi e non il mestiere in sé.

Di questi tempi va di moda puntare molto sulla comunicazione come passepartout universale, talvolta però occorrerebbe non fermarsi solo alla punta dell'iceberg, ma considerare la complessità del problema e le sfaccettature di cui si compone. Occorre andare oltre la propria esperienza, oltre la realtà dei social, oltre la vetrina della propria pagina facebook, in cui è facile fare bella figura e fare i fenomeni.

Là fuori, il mondo degli amministratori 2.0 non se la passa così brillantemente come vorrebbe fare credere: ogni amministratore “navigato” in termini di anni di esperienza, è segnato da dolorose cicatrici, più o meno profonde.

Il nostro può non essere il mestiere più bello del mondo e non ci dev'essere vergogna nell'ammettere che le ombre, inequivocabilmente ci sono e pesano come macigni.
Ognuno di noi ha una visione personale della realtà, legata ai propri schemi mentali e alle proprie esperienze. È difficile distaccarsi dalle proprie convinzioni e analizzare, valutare, giudicare in maniera oggettiva problemi e situazioni. Ognuno sembra avere la verità in tasca, molto spesso più per convenienza che per reale convinzione, più per orgoglio che per reale consapevolezza. Quante sterili discussioni e quanta incomunicabilità a causa delle granitiche certezze che ognuno sembra possedere, ma non esiste prospettiva senza almeno due punti di vista. Questa la sola certezza.

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