Condominio

Il condominio può «revocare» le vendite fatte dai morosi

di Rosario Dolce

Anche i crediti condominiali possono essere tutelati con l’esercizio della revocatoria ordinaria, di cui all’articolo 2901 del Codice civile, cioè la possibilità di annullare le cessioni del patrimonio del moroso quando rappresentino un potenziale danno per il condominio creditore e siano state messe in atto con frode da parte dell’acquirente. E nonostante il credito sia ancora in corso di accertamento giudiziario.

Inoltre, per l’esercizio dell’azione da parte del condominio, non sarebbe necessario la partecipazione o la conoscenza dell’intento fraudolento ma la semplice consapevolezza della frode. Lo spiega la Suprema Corte di Cassazione con l’ordinanza 21257/2019, confermando il contenuto di una sentenza impugnata .

La dismissione di un bene immobile è di per sé lesivo della garanzia patrimoniale, dato che il ricavato della vendita è più difficilmente aggredibile dai creditori.

L’articolo 2901 Codice civile, inoltre, accoglie una nozione ampia di “credito”, comprensiva della ragione o aspettativa - con conseguente irrilevanza della certezza del fondamento dei relativi fatti costitutivi - e, in quanto tale, adatta anche al credito condominiale.

Il caso da cui prende spunto il giudizio riguardava la vendita di un immobile da parte di uno dei condòmini, Il quale, però, aveva una forte esposizione debitoria con il condominio stesso.

Il condominio - appreso della compravendita intervenuta tra il condòmino debitore e un terzo - per salvaguardare il proprio credito, aveva deciso di chiedere la revoca dell’atto di compravendita. Il condòmino si era difeso affermando che, nella fattispecie, non sussisterebbero i presupposti per la revocatoria in quanto il credito condominiale doveva ancora essere accertato giudizialmente, e, dall’altro, avendo proceduto a una vendita a titolo oneroso non sarebbe stata data prova dell’intento fraudolento.

Questi argomenti presentati dal condòmino moroso, a quanto pare, non sono riuscite a cogliere nel segno. I giudici di legittimità hanno, infatti, confermato il tenore del provvedimento impugnato, ritenendolo del tutto legittimo.

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