Condominio

Dal cane abbaione al vicino che urla, i casi affrontati da tribunali e Cassazione

di Va.S.

Le vecchie credenze popolari sostenevano che le persone tendessero ad assomigliare ai loro animali domestici. È sufficiente passeggiare per strada per scorgere, tra proprietari e i loro amici a quattro zampe, affinità che non si esauriscono alla sola estetica, ma interessano anche la sfera dello stile di vita e delle abitudini. Una correlazione che, recentemente, anche la scienza ha provato a spiegare e dalla quale ha dedotto che, in sintonia con i loro padroni, anche gli animali domestici tendono a emulare i loro proprietari.

Con l’aumento del numero degli animali nelle famiglie, sono aumentate anche le controversie nei condomini. Da una recente stima di Eurispes, è emerso che il 43,3% vive con un animale domestico e in due case su dieci con più di uno. Il binomio animali e condominio rappresenta una combinazione non sempre facile da gestire. Chiunque abbia un animale in appartamento sa che la coesistenza con vicini poco tolleranti può dar vita ad attriti. Ciò comporta doveri nei confronti dell’animale e degli altri condòmini, adottando misure precauzionali dettate dal buon senso per evitare che il proprio amico possa arrecare danni. Alcuni episodi hanno un esito positivo per il proprietario, come nel caso esaminato dalla Cassazione nella sentenza 7655 del 2019, nella quale il reato di lesioni personali colpose, contestato al padrone di un cane per aggressione a una condòmina, è stato dichiarato estinto in quanto, nonostante non si fosse provveduto a una custodia adeguata dell’animale, non aveva prodotto conseguenze dannose.

Inserito nell’alveo dell’universo condominiale, il nostro amico a quattro zampe scopre presto che la vita in condominio è sempre un problema di relazione. Probabilmente si chiederà perché i suoi latrati causino le rimostranze di quel vicino antipatico che continua a urlare senza tener conto del mantenimento del rispetto e della convivenza a cui lui stesso è tenuto. In questo caso, il proprietario del cane non commette reato in quanto provoca disturbo solo a uno dei vicini. L’articolo 659 del codice penale specifica che, per essere considerato tale, è necessario che i rumori interessino una parte più consistente dei condòmini. Un principio ribadito dalla Corte di Cassazione nella sentenza 30643 del 2018, con la quale, non sussistendo testimonianze di altri condòmini, venne annullato la sentenza del tribunale di Brindisi che condannava i padroni dell’animale alla pena di 500 euro per aver creato disturbo ai residenti del piano superiore alla loro abitazione.

A volte, basta il buon senso di un amministratore di condominio per risolvere un dissidio. È successo a Roma, dove i guaiti di un cane disturbavano gli abitanti del condominio appena la padrona lasciava l’abitazione. L’amministratore, dopo aver consultato gli articoli del Quotidiano del Sole 24 Ore - Condominio su come i giudici avessero risolto situazioni simili ed essersi aggiornato su norme e sanzioni applicabili, ha suggerito alla padrona di rivolgersi ad un veterinario per farsi indicare un corso di addestramento che potesse abituare il cane a stare da solo.

Talvolta “farsi giustizia da sé” può costare molto caro. Ne sa qualcosa la condòmina di Bergamo che, affacciandosi di notte alla finestra urlando nell’intento di tacitare il cane del vicino che abbaiava, ha lei stessa disturbato la quiete degli altri condòmini ed è stata per questo condannata, dalla Corte di Cassazione con la sentenza 47719 del 2018, all’ammenda di 900 euro.

Purché i padroni raccolgano i bisogni, il nostro amico è libero di girovagare in cortile o di accedere al giardino condominiale. Ma se le deiezioni dell’animale sporcano la biancheria stesa ad asciugare in un sottostante balcone, questo non costituisce reato di danneggiamento per via dell’articolo 2, comma 2 del codice penale, grazie al quale il fatto non è più previsto dalla legge come reato, come ricorda la Cassazione nella sentenza 13970 del 2018.

Libertà per i nostri amici, dunque, ricordando, comunque, che se un regolamento condominiale vietava un animale prima di tale data, il divieto non può essere annullato in nessun caso.

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