Condominio

Lo striscione antimafia sul balcone non lede i diritti dei condòmini

di Edoardo Valentino

E' accaduto ieri che alcuni condomini di uno stabile abbiano lamentato la lesione del decoro del proprio palazzo conseguente all'affissione su un balcone di uno striscione.
Per mettere le cose in contesto, tuttavia, occorre precisare che lo striscione in oggetto era stato apposto dall'associazione “Libera”, da anni attiva contro la mafia in Italia e che nel caso in questione serviva a commemorare il sequestro di un appartamento ad un boss.
Nel condominio in questione, infatti, un appartamento era asseritamente di proprietà di un esponente della criminalità organizzata e, a seguito del sequestro da parte delle forze dell'ordine, questo era stato concesso in uso a una associazione che si era impegnata ad utilizzarlo per fini di inclusione sociale e sostegno alle persone affette da handicap.
In seguito all'apposizione dello striscione, quindi, i condomini avevano sollevato rimostranze, lamentando come questo danneggiasse il decoro del palazzo.
Della vicenda si possono commentare due aspetti.
L'aspetto culturale della questione, sul quale poco ci si soffermerà, e l'aspetto giuridico.
Dal punto di vista socio-culturale appare grottesco e paradossale che i condomini si lamentino del colorato striscione di Libera, quando per anni avevano tollerato – presumibilmente in silenzio – la presenza del proprietario malavitoso.
E' surreale che a destare fastidio e sollevare i cittadini dall'intorpidimento sia lo striscione sulla facciata, piuttosto che il boss mafioso del pianerottolo accanto.
Dal punto di vista giuridico, invece, è interessante studiare il concetto della presunta lesione architettonica dovuta all'apposizione dello striscione.
La lamentela dei condomini, da quanto si è potuto comprendere, si è concentrata sulla lesione dell'immagine del palazzo.
La situazione pare però decisamente peculiare.
Lo striscione, infatti, per sua natura è una installazione temporanea, destinata a durare pochi giorni (se non ore) e quindi non duratura.
Nel caso in questione, inoltre, non era apposta su una parte comune come la facciata, ma su un balcone condominiale.
E' chiaro come il privato possa utilizzare in modo libero il proprio immobile, sia questi il proprietario o detentore con altro titolo come il conduttore dello stesso.
Il condominio, in realtà, potrebbe prevedere nel regolamento contrattuale una disposizione che vieti l'apposizione di bandiere e striscioni, ma ciò non pare essere il caso del palazzo in commento.
Il messaggio veicolato, inoltre, non era né offensivo né denigratorio.
Sovente si assiste all'apposizione dei più vari ornamenti dai balconi e dalle finestre dei condomini.
E' infatti molto facile notare bandiere e striscioni legati a squadre di calcio e partiti politici, ma anche bandiere nazionali o regionali e simboli disparati come la bandiera multicolore della pace o quella arcobaleno del sostegno LGBT.
Non si rinvengono, sul punto, precedenti di condomìni che abbiano chiesto e ottenuto una tutela giudiziale con la rimozione delle bandiere sopra citate.
Qualsiasi simbolo o bandiera, a pensarci, può essere fonte di contrasto o idealmente offendere qualcuno.
E' chiaro, quindi, che deve essere consentita l'apposizione di striscioni, marchi, bandiere e simboli, con il limite della decenza.
Altro limite può essere considerata la normativa del divieto dell'apologia del fascismo, da tempo prevista nel codice penale e recentemente inasprita.
Nel caso in questione, tuttavia, lo striscione di Libera non veicolava alcun messaggio offensivo, ma anzi il messaggio della liberazione del palazzo dalla presenza del boss mafioso e dell'istaurazione di un progetto sociale.
Una vittoria dello Stato sulla mafia che pare tutt'altro che offensiva.
Dal punto di vista giuridico, quindi, si può concludere il pieno diritto dell'associazione di esporre lo striscione e dal punto di vista sociale tale apposizione appare più che condivisibile in quanto simbolo di una riappropriazione dello stato non solo degli spazi fisici come l'appartamento, ma anche dell'opinione pubblica, tradizionalmente legata (in alcuni casi quanto meno) alla conservazione dello status quo.

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