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Per l’associazione Arco il bilancio del superbonus di fine 2021 è negativo

Troppa confusione ha penalizzato i professionisti al lavoro

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di Francesco Schena - presidente onorario Arco

Quando gli errori si annidano nella fase di concezione di un progetto, quel progetto avrà molte probabilità di fallire. E questa la sintesi con cui un project manager potrebbe giudicare il superbonus del 110% a pochi giorni dalla fine dell'anno. In oltre un anno e mezzo abbiamo assistito ad una decina di interventi correttivi o integrativi di carattere normativo e ad uno stillicidio continuo di pareri, interpelli e faq da parte dell'agenzia delle Entrate, di Enea e del Mef che hanno completamente stravolto la misura fiscale che da tutti era stata presentata come la panacea di tutti i mali e la leva della ripresa economica del paese.

È vero, l'aumento del Pil c'è stato anche grazie al superbonus ma è altrettanto vero che si è trattato, spesso, di un aumento del fatturato che non ha visto crescere di pari passo i conti correnti delle imprese e dei professionisti.Parlare di caos è a dir poco riduttivo: occorrerebbe parlare di veri e propri danni, in parte anche irrimediabili. Migliaia di professionisti impegnati nello studio di progetti di riqualificazione energetica o di miglioramento sismico che lavorano da oltre un anno senza aver ancora emesso uno straccio di parcella, gettati nel caos più totale dalle continue quanto schizofreniche modifiche normative che costringono ogni volta a ricominciare quasi da zero ogni progetto.

Le conseguenze del decreto antifrode
A seguito del decreto antifrode è paralisi per la maggior parte dei sistemi di acquisizione dei crediti introdotti dalle banche con la conseguenza che molte imprese, come i tecnici, hanno la pancia piena di crediti fiscali ma i conti correnti vuoti. Il miraggio della “svolta” ha indotto, da una parte, imprese e professionisti ad accaparrare incarichi senza controllo sapendo, ovviamente, di dover fare i conti, presto o tardi, con i più classici dei colli di bottiglia. Tuttavia, mai avrebbero pensato ad un vero e proprio calvario, a percorsi pieni di insidie e, soprattutto, alle costanti incertezze.

Dall'altra, i condòmini si sono convinti – troppo presto – di poter rimettere a nuovo il loro edificio con facilità, rapidamente e a costo zero e questo ha innescato un deterioramento dei rapporti con i propri amministratori, letteralmente storditi dalle pressanti – a tratti persecutorie - richieste dei condòmini e dalle scarse certezze ricevute dai tecnici. Il dl antifrode non è stato il colpo di grazia ma la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai colmo. Una materia così importante per l'economia del Paese non può essere trattata con approssimazione e continue modifiche: occorre una visione sistemica e di lungo respiro che dia agli operatori certezze. Soltanto questo viene chiesto, niente di più. Quelle certezze che fanno sì che il mercato operi in maniera sana, stabile e corretta.

I tanti problemi emersi
E invece, abbiamo assistito ad impennate continue dei prezzi delle materie prime e dei semilavorati, a ponteggi dai costi impensabili solo fino a qualche mese fa e a tempi biblici di consegna di materiali e serramenti. Nella stragrande maggioranza dei condomìni, alla distanza di quasi un anno dal conferimento degli incarichi professionali, spesso non c'è ancora alcun contratto firmato con le imprese esecutrici perché sono sempre da rivedere e correggere, così come lo sono i computi e i prezzi fino ai tempi di esecuzione delle opere. Insomma, spesso ci si imballa in continue revisioni e la data per la cantierizzazione per molti sta diventando un vero miraggio.

Il disallineamento tra le scadenze degli interventi trainati (ad oggi, al 30 giugno 2022) e quelle che riguardano i lavori trainanti comuni rappresenta, a pieno titolo, la cifra di una lungimiranza e competenza che non c'è: come è stato possibile non comprendere la necessità di dover puntare a progetti organici di efficientamento energetico degli edifici che richiedono scadenze di pari passo? Certamente, questa sorta di cesura ha messo a nudo anche l'incapacità organizzativa di molti, indubitabilmente. Tuttavia, questo non può – e non deve - oscurare le colpe della politica.Gli operatori chiedono visione sistemica e non fughe di notizie dai palazzi del potere che il giorno dopo smentiscono gli impegni annunciati in quello precedente.

Gli auspici dell’ Associazione amministratori e revisori contabili
La delicatezza della materia dovrebbe suggerire discrezione e controllo della comunicazione almeno fino a quando le notizie e, soprattutto, gli impegni del legislatore non siano certi. Di legislazione d'emergenza ne abbiamo in continuazione ma per ragioni plausibili come quelle sanitarie. La regolazione di un mercato di così tale portata, invece, richiede visione e stabilità normativa.A questo punto, gli auspici sono due: il primo, è che la legge di stabilità di prossima emanazione risponda a queste esigenze e ridia fiducia a tutti gli operatori. Il secondo, è che a seguito della nuova finanziaria non riprenda il solito stillicidio di interventi, circolari e interpretazioni, spesso confliggenti tra di loro, perché gli operatori, tutti, sono allo stremo.