Lavori & Tecnologie

La città si ripensa «Net zero»: meno emissioni e più benessere

Affrontare la crisi climatica, per tendere al «Net zero», rigenerare il patrimonio costruito e l’ambiente urbano

di Paola Pierotti

Affrontare la crisi climatica, per tendere al «Net zero», rigenerare il patrimonio costruito e l’ambiente urbano. Sono obiettivi raggiungibili, ma per i quali non basta rifare le facciate dei singoli edifici e nemmeno efficientarli dal punto di vista energetico.

Servono un’agenda urbana e una nuova governance del pubblico, che incida su pezzi di città, con il coinvolgimento di enti locali e developer, cittadini inclusi. «I progetti di vicinato possono aprire la strada a nuove politiche, sperimentare accordi di partenariato innovativi, considerare modi creativi per aumentare la partecipazione e testare tecnologie nuove». Questi alcuni dei concetti evidenziati da Arup, che con la rete C40 ha messo a punto la ricerca “Green and Thriving Neighbourhoods”. E ancora «quartieri verdi e fiorenti consentono a residenti di tutte le età di soddisfare le proprie esigenze quotidiane, vicino a casa. Si soddisfa l’economia locale, si incentivano lavori verdi». Facendo anche riferimento al tema della città dei 15 minuti.

Alejandro Gutierrez, direttore Cities & Planning di Arup Milano, rientrato in Italia dopo anni di attività in America Latina e nel Regno Unito, intervistato da Il Sole 24 Ore ha messo a fuoco il tema, contestualizzandolo per il caso italiano. «Bisogna ridurre almeno della metà le emissioni entro il 2030, e le città e i loro distretti sono di una scala sufficiente per poter misurare un impatto significativo. L’alleanza delle cento città della rete C40 – racconta Gutierrez –, che conta 800 milioni di abitanti, è l’ambito che permette di influire in modo determinante per accelerare il cambiamento».

Per non perdere la leva delle risorse del Pnrr «bisognerebbe attivare una sorta di Superbonus urbano, un meccanismo veloce, che traguardi il 2030, per diminuire almeno del 5% le emissioni - dice -. Servirebbe una governance attenta, un acceleratore per Comuni e sviluppatori immobiliari, in modo tale che il costo delle tecnologie venga assorbito nel lungo periodo e che decolli un mercato che poi potrà funzionare autonomamente». E suggerisce di prevedere «delle agenzie nelle città metropolitane, anche pensando al modello Realdania che in Danimarca ha supportato le Pa per sviluppare progetti complessi, accelerando le procedure e affiancandole nell’iter».

Come per l’incentivo del 110%, anche a scala urbana servono strumenti che oggi non ci sono. Nella ricerca Arup-C40 si elencano dieci approcci con altrettanti concetti chiave, e riferimenti a modelli già in cantiere o realizzati (come i tre casi delle schede in pagina: Parigi, Stoccolma e Heidelberg). Il riferimento è ancora una volta la città dei 15 minuti, con tutti i servizi a breve distanza, a piedi o in bicicletta. Mix di funzioni, ma anche connettività con il resto della città. Prossimità, adattabilità, usi temporanei e leve per l’avvio di start up. Un esempio concreto? «Facciate attive che garantiscano la sicurezza dei pedoni e spazi pubblici studiati per la vita urbana» dice Gutierrez. E ancora, politiche di inclusione pensando a città per tutti. Focus anche sull’edilizia con sistemi prefabbricati e di produzione off site per ridurre l’impatto degli scarti e dei rifiuti in fase di costruzione e poi di manutenzione e gestione. Uso circolare delle risorse nelle operazioni di rigenerazione urbana e poi soluzioni nature-based per proteggere la biodiversità.

«Scelte sostenibili che siano alla portata di tutti – si legge nella ricerca – con strumenti finanziari (incentivi e sovvenzioni) utili per promuovere stili di vita sostenibili, ma anche politiche attive per creare cultura, aprire un mercato, e coinvolgere le imprese».

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