Lavori & Tecnologie

Allarme del Coordinamento Free: il mercato dei certificati bianchi rischia di scomparire

Il nuovo decreto prevede un ampliamento della platea ma sembra non tenere conto delle difficoltà che l’emergenza Covid ha prodotto

di Annarita D’Ambrosio

Declino certificato e rischio di scomparsa per i certificati bianchi, i titoli negoziabili che attestano i risparmi energetici conseguiti negli usi finali di energia, realizzando specifici interventi di efficientamento, certificati che riguardano e hanno riguardato anche i condomìni. Costituiscono uno dei meccanismi per incentivare progetti di efficienza energetica, insieme a detrazioni fiscali e conto termico. Come ha sottolineato Enea, l’Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, l'Italia è stato il primo paese al mondo ad avere applicato questo meccanismo, che ora però, stranamente proprio in anni di superbonus 110%, rischia di scomparire.

Il nuovo decreto a cui si sta lavorando
Nati come Titoli di efficienza energetica (Tee), termine che compare nei decreti ministeriali 24 aprile 2001, modificati e aggiornati rispettivamente da altrettanti decreti del 2004 e 2007, sono oggi in fase molto critica afferma Livio de Santoli, presidente del Coordinamento Free, (coordinamento Fonti rinnovabili ed efficienza energetica) Associazione che raccoglie attualmente, in qualità di soci, 24 associazioni in toto o in parte attive in questi settori, oltre ad un ampio ventaglio di enti e associazioni . La causa è da ricercare «nelle incertezze del nuovo decreto che, senza adeguate misure a favore dell'offerta, porterebbe il mercato da un volume di circa due miliardi a valori dell'ordine di 500 milioni, con un impatto significativo sul sistema paese».

La direttiva Ue che introduce l’ampliamento della platea
Si tratta di un declino che è già stato messo nero su bianco dal Rapporto 2020 del Gse, Gestore dei servizi energetici, società per azioni italiana, interamente controllata dal ministero dell'Economia. È stato il Gse stesso ad auspicare che siano messe a punto una serie di azioni correttive già dal decreto 14 luglio 2020, in attuazione della direttiva Ue 2018/2002 sull'efficienza energetica, che introduce la possibilità di modifiche, aggiornamenti e semplificazioni, ampliando la platea dei beneficiari dell'incentivo.

Il decreto infatti offre la possibilità di prevedere «misure per l'incremento dei progetti presentati, ivi incluso l'incremento delle tipologie di progetti ammissibili, misure volte a favorire la semplificazione sia dell'accesso diretto da parte dei beneficiari agli incentivi concessi che delle procedure di valutazione, o per tener conto di nuovi strumenti concorrenti nel frattempo introdotti».

La bozza di decreto circolata
Poco o niente di tutto ciò però emerge dalla bozza di aggiornamento fatta circolare in questi giorni, sottolinea De Santoli precisando che «l'attuale bozza rappresenta una criticità per due motivi. Il primo è legato alle sfide che attendono il settore industriale nei prossimi anni. L'industria è chiamata a un drastico taglio delle emissioni, a una non semplice ripresa dalla crisi causata dal Covid-19 e alla necessità di rinnovare processi e filiere per rimanere competitiva sui mercati globali. Sfide che richiedono un supporto forte che il meccanismo dei certificati bianchi potrebbe offrire senza incorrere nelle problematiche sugli aiuti di stato che altre misure porterebbero con sé. Il secondo aspetto critico è la mancata opportunità di supportare la crescita della filiera nazionale dei produttori di componenti e impianti e, quindi, dei relativi posti di lavoro».

Il funzionamento
Il meccanismo dei Tee, che sono emessi dal Gestore dei mercati energetici (Gme) in favore dei soggetti specificati per legge, è caratterizzato come un regime obbligatorio di risparmio energetico per i distributori di energia elettrica e gas naturale con più di 50mila clienti. Questi devono raggiungere determinati obiettivi in termini di certificati bianchi ottenuti, certificati che possono anche acquistare. E qui si capisce l’importanza anche in ambito condominiale.

Sono ammessi alla realizzazione dei progetti infatti, presentando istanza di incentivo al Gse, anche soggetti pubblici e privati (come i condomìni) che, per tutta la durata di vita utile dell'intervento presentato, sono in possesso della certificazione secondo la norma Uni Cei 11352 oppure hanno nominato un esperto in gestione dell'energia secondo la norma Uni Cei 11339, oppure sono in possesso di un sistema di gestione dell'energia certificato in conformità alla norma Iso 50001. Il condominio che effettua i lavori di miglioramento delle classi energetiche dunque può ottenere il certificato e rivenderlo, un’altra delle opportunità che l’efficientamento energetico può produrre.

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