Lavori & Tecnologie

Il fotovoltaico plug&play ora è facile da installare

Da qualche mese, stanno crescendo gli operatori che lo propongono: fra gli altri, è scesa in campo anche la multiutility Enel-X con il prodotto Sun Plug&Play.

di Maria Chiara Voci

In Italia fino ad oggi è stato un mercato di nicchia, poco utilizzato rispetto ad altri Paesi europei. Il cosiddetto “fotovoltaico a spina” o “plug&play”, anche grazie al rilancio degli incentivi per la riqualificazione energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili, potrebbe conoscere nel 2021 una nuova alba. Da qualche mese, stanno crescendo gli operatori che lo propongono: fra gli altri, è scesa in campo anche la multiutility Enel-X con il prodotto Sun Plug&Play.

Le nuove regole
Ma cosa è cambiato nel panorama legislativo e a cosa si deve l’inversione di tendenza? Per rispondere a questa domanda occorre innanzitutto definire cosa s'intende per fotovoltaico a spina. Si tratta di impianto per la produzione di taglia “mini”, con una potenza ridotta (fino a un massimo di 350W, compatibile con una produzione elettrica di 300-400 kWh/anno e contro i 2.700 - 3mila kWh/annui del fabbisogno medio di una famiglia) e per questo adatto all’alimentazione di elettrodomestici o di altri piccoli apparecchi di casa. Una tecnologia facile da installare perché scambia energia attraverso una semplice presa di corrente. Al punto che, in Paesi come Germania o Olanda, un kit solare di questo tipo è acquistabile addirittura al supermercato.

Se fino a ieri, però, per questi impianti (al di sotto degli 800 Watt) le regole autorizzative erano in parte equiparate a quelle di un sistema tradizionale (con tanto di necessità di presentazione di un progetto e di pagamento dell’istruttoria per la connessione), dalla scorsa estate l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha semplificato le regole. La delibera 315/2020/R/eel è intervenuta sul Testo Integrato Connessioni Attive (Tica) e ha introdotto modalità di connessione agevolate, che passano attraverso la necessità di una Comunicazione Unica (modulo predisposto dalla stessa Arera) inviata direttamente al Distributore, senza l’obbligo di alcun alcun corrispettivo da versare.

«Un passaggio epocale – spiega Massimo Berti, titolare della One Way Energy di Faenza, un piccolo operatore che in questi anni ha tenuto alta l’attenzione sulla tecnologia –. Finalmente anche in Italia potrà crescere un mercato che è rivolto davvero all’autoconsumo casalingo e che consente la produzione di energia in proprio in estrema libertà». Infatti: il pannello di produzione è unico (un impianto fotovoltaico standard può averne anche una decina), può anche essere inserito in facciata o su un balcone (a patto che non ci siano incompatibilità sotto l'aspetto del decoro urbano), contiene all'interno un inverter per la commutazione in energia alternata, ha un apparato di protezione e un dispositivo di interfaccia e un cavo elettrico con spina schuko pressofusa. Lo scambio con la rete avviene attraverso una presa da 220 volt, senza necessità di lavori di modifica al sistema elettrico o alla sua estensione, purché esista una presa dedicata. In particolare, il sistema One Way prevede un pannello di circa 25 chili di peso e una superficie di 1,50 mq per una produzione garantita di 350kWh/annui (latitudine Roma) e viene proposto al costo di circa 500 euro. Sun Plug&Play, l’impianto fotovoltaico da 0,34 kW disegnato da Enel X è adatto sia a ringhiera metallica che parapetto in muratura, è resistente a venti di 130 km/h, ha una garanzia di 10 anni e costa (fuori dalle offerte lancio, che costano la metà) circa 600 euro.

Il risparmio
Per contro, il risparmio che si ottiene è calcolato (per ogni kit) fino a 90 euro euro l’anno. A differenza del normale fotovoltaico, non è previsto lo scambio sul posto, ma scatta però la detrazione al 50% fra le spese di ristrutturazione (anche senza lavori di muratura). Significa che il tempo di ritorno dell’investimento è inferiore ai tre anni. Ogni casa può, inoltre, contenere più di un impianto fotovoltaico a spina: e su questo si gioca la reale convenienza. Specie se il surplus di energia viene immagazzinato con una batteria di accumulo.

«Ora la sfida da vincere – prosegue Berti – è quella di superare i vincoli all’installazione imposti agli edifici storici . Siamo tutti d’accordo che per il patrimonio di particolare pregio sia necessario procedere con cautela, ma nella maggior parte dei casi, su immobili che magari hanno cento anni, i pannelli sono installabili senza ledere il decoro architettonico. Tenendo anche conto che sono sempre removibili, non richiedono particolari lavori impiantistici e, anzi, rappresentano un’opportunità per diffondere la tecnologia solare laddove non sarebbe possibile con altri mezzi».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©