Lavori & Tecnologie

Energia: Enea brevetta nuovi rivestimenti per migliorare l'efficienza degli impianti solari

Si potrà produrre calore a costi più competitivi sia per alimentare alcuni processi delle filiere industriali sia negli impieghi domestici

di Davide Madeddu

Impianti solari termodinamici più efficienti grazie a tubi ricevitori che, utilizzando metalli come rame, alluminio, argento e oro e a nuovi rivestimenti, sono capaci di limitare al massimo le perdite di calore a temperature molto elevate. E' l'obiettivo del nuovo brevetto sviluppato dai ricercatori dell'Enea del Centro di Portici.

Gli obiettivi
Un'iniziativa che, come si legge nel documento di presentazione, nasce dall'esigenza di rendere disponibili «innovativi rivestimenti assorbitori per impianti solari termici e termodinamici e, in particolare, dei tubi ricevitori d'impianti solari a collettori lineari per la produzione di energia termica o elettrica». A spiegare il funzionamento è Salvatore Esposito del dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili dell'Enea: «I tubi ricevitori di nuova generazione dovranno operare in vuoto, cioè limitando le perdite di calore e proteggendo i rivestimenti dagli agenti atmosferici, e a temperature quanto più alte possibili per aumentare la resa del ciclo di conversione dell'energia”.

I metalli utilizzati
Le più alte temperature d'esercizio consentiranno, inoltre, di realizzare un sistema compatto e più efficiente di accumulo diretto del calore in grado di garantire la continuità di servizio anche di notte o con cielo nuvoloso.«Per migliorare le prestazioni del rivestimento solare ad una temperatura di 550 °C o più elevata - argomenta il ricercatore -il nostro brevetto propone di utilizzare i metalli con le più basse dispersioni termiche come rame, alluminio, argento e oro inserendoli, in una struttura multistrato che consente di superare i problemi di instabilità di questi metalli alle alte temperature».

Si riducono i costi
Proprio l'utilizzo della nuova struttura multistrato «permetterà inoltre di poter operare anche in aria a temperature più basse (300 °C), con la possibilità di realizzare ricevitori più economici da impiegare negli impianti solari termici». Risultato? «Grazie a quest'ultima caratteristica, si potrà produrre calore a costi più competitivi da utilizzare sia per alimentare alcuni processi delle filiere industriali, come ad esempio nei settori farmaceutico, alimentare e tessile, sia negli impieghi domestici per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici».

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