Lavori & Tecnologie

Contabilizzazione del calore, i costi occulti della norma Uni

di Giuseppe Mazzei

La contabilizzazione del calore (Direttiva 27/12) è stata caricata di oneri impropri che la rendono meno appetibile. Facciamo due conti. L‘installazione del pacchetto ripartitore/valvola costa € 80 (€38 per la valvola e €42 per il ripartitore). Aggiungiamo € 20 per i costi accessori (pompa inverter, minimo di progetto, ecc.) Il costo finale per l'utente è di circa € 100 per radiatore. Quindi in un appartamento con 5 radiatori il costo massimo è 500/600 euro (non certo 1500 euro come si legge in alcune relazioni tecniche che vogliono giustificare l'esenzione dalla contabilizzazione).

Il ciclo di vita di una valvola termostatica (UNI-EN 15459) è di 20 anni. Il costo approssimativo è di € 1,90/anno per radiatore. Il ripartitore dura in media 10 anni, quindi aggiungiamo circa € 4,5/anno per la sua sostituzione, altri € 4/anno per le letture e conteggi annuali più altri 2 euro/anno per costi accessori.

Insomma, arriviamo a un costo di circa € 13/anno per ripartitore/radiatore. Difficile immaginare che con l‘introduzione della contabilizzazione, in media non si risparmino € 13/anno per radiatore e complessivamente circa il 20%, sulla base dei dati una ricerca svolta da EMPIRICA per conto della Direzione Energia della Commissione Europea ( https://ec.europa.eu/energy/sites/ener/files/documents/MBIC_Guidelines20160530D.pdf).

Il quadro sarebbe soddisfacente se non ci fossero le solite inutili complicazioni delle norme italiane. Per ripartire i costi secondo la Uni10200 un tecnico abilitato deve infatti redigere le tabelle dei millesimi di fabbisogno che portano a delle assurdità.

Per esempio: appartamenti sullo stesso piano delle stesse dimensioni ma con esposizione diversa hanno millesimi di fabbisogno diversi. Costo, non meno di 150/200 euro ad appartamento cui bisogna aggiungere il costo dell'analisi dell'intero edificio. E il risparmio iniziale già comincia a ridursi…. E a fine anno? L'amministratore per districarsi tra mille regolette e complessi algoritmi delle circa 90 pagine della Uni10200 (che costa peraltro 98 euro), dovrà rivolgersi ad un esperto. Sostenendo altre spese.

Ma non finisce qui. Se viene il dubbio che applicare la Uni 10200 non sia conveniente, occorre ricorrere ad un tecnico con una relazione asseverata deve dimostrare che esiste una differenza di fabbisogno termico per metro quadro tra i diversi appartamenti superiore al 50%; solo così si potranno evitare i calcoli complicati con i “millesimi di fabbisogno” e usare altri metodi. Un costo che varia dai 500 ai 2000 euro, per tornare ad usare tabelle già esistenti.

In passato, le spese di riscaldamento erano suddivise in base al regolamento contrattuale o ai cosiddetti “millesimi di riscaldamento”. Sarebbe stato forse più semplice evitare tutte le inutili complicazioni imposte dalla Uni-10200 e stabilire che le spese comuni per il riscaldamento devono essere tra il 30 e il 50% e che il resto si ripartisce come finora si è sempre fatto.

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