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Contabilizzazione del calore: conviene programmare i ripartitori?

di Roberto Colombo

In Europa gli immobili sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas serra (fonte: Consiglio europeo). Il riscaldamento è il primo responsabile del consumo di energia (ma anche degli sprechi) nei fabbricati adibiti a usi residenziali o misti. Gli edifici di tipo condominiale costruiti prima degli anni '90 (ben l'85% del totale), non erano equipaggiati con contatori per la misurazione e la regolazione individuale del calore: unità immobiliari poste ai piani intermedi dovevano sopportare temperature tropicali, mentre gli appartamenti posti al primo e all'ultimo piano spesso non raggiungevano la temperatura di minimo comfort.
Questo aiuta a comprendere perché la contabilizzazione del calore sia finita sotto ai riflettori e, ormai da decenni, sia vista come uno strumento fondamentale per tagliare buona parte di quegli sprechi che hanno fatto lievitare i consumi energetici degli edifici.
In Germania, Francia e nei Paesi scandinavi la contabilizzazione individuale del calore esiste da decenni ed è considerata una prassi. Il ripartitore dei costi del calore, inventato in Danimarca circa 100 anni fa, è già da tempo installato sui radiatori nella maggior parte delle abitazioni e per l'utente è ormai scontato pagare la bolletta energetica sulla base del calore che ha volontariamente prelevato dal circuito aprendo le valvole termostatiche. Questi Paesi si sono dati una regolamentazione nazionale sulla base del buon senso senza attendere un'imposizione dall'alto, che è poi arrivata nel 2012 con la Direttiva numero 27 dell'Unione Europea.
Tale Direttiva, recepita in Italia dal Dlgs 102/14, ha reso obbligatoria l'installazione dei ripartitori di calore sui radiatori di tutti gli edifici condominiali entro il 31.12.2016. Così come siamo abituati a pagare l'energia elettrica secondo il consumo effettivo, allo stesso modo pagheremo il riscaldamento sulla base di una misurazione individuale. Il ripartitore fornisce le informazioni sui consumi della stagione in corso, per consentire all'utente di auto-regolarsi agendo sulle valvole termostatiche.
Ma come può fare l'utente a ridurre gli sprechi e, quindi, i propri consumi? La Direttiva si esprime chiaramente in tal senso: ciò è possibile se, come recita l'articolo 9, “il cliente finale riceve contatori che riflettano con precisione il loro consumo effettivo”.
I ripartitori sono dotati di un display su cui compare l'indicazione del consumo attuale in “unità di ripartizione”: un numero adimensionale correlato all'energia termica emessa dal radiatore su cui è installato il ripartitore. In pratica, il ripartitore misura la differenza tra la temperatura della superficie del radiatore e dell'ambiente, facendo l'integrale nel tempo. Il valore misurato viene poi corretto tramite l'applicazione di tre fattori (Kc, Kq, e Kt) in modo che il ripartitore sia correttamente accoppiato al radiatore su cui è installato. Se questa procedura viene eseguita durante l'installazione del ripartitore, i valori che l'utente leggerà sul display saranno facilmente correlabili al consumo effettivo, proprio perché il ripartitore così programmato tiene conto delle caratteristiche del radiatore.
Alcuni installatori, però, preferiscono non programmare il ripartitore durante l'installazione, demandando a una fase successiva l'operazione matematica che trasforma il valore “grezzo” in unità di consumo proporzionali. Anziché impostare un valore di scala che tenga conto dei tre fattori K, l'installatore programma tutti i ripartitori con scala 1, indipendentemente dalla potenza del singolo radiatore. In questo modo l'installazione è semplificata e può essere eseguita da personale non specializzato, ma viene meno il principio di trasparenza invocato dalla Direttiva europea perché l'utente non ha modo di correlare il valore del display al consumo effettivamente avuto.
La UNI 10200: 2013, norma tecnica resa cogente dal D. Lgs. 102/14 per la ripartizione delle spese, aveva correttamente previsto l'obbligatorietà della programmazione dei ripartitori al punto 5.1.3:
“I dispositivi utilizzati in caso di contabilizzazione indiretta, nella fattispecie i ripartitori, devono essere programmati in funzione delle caratteristiche e della potenza termica dei corpi scaldanti su cui vengono installati”.
Recentemente però, a seguito di un esposto di alcuni produttori di ripartitori (un'esigua minoranza di tre aziende, per la verità) l'UNI ha deciso di sospendere temporaneamente questo articolo della norma perché sussiste un “presunto contrasto” (così lo definisce l'UNI) con un'altra norma europea, la EN 834: questa, secondo alcuni, prevede anche la possibilità di non programmare i ripartitori. Per inciso, la EN 834 è una norma di prodotto, mentre la UNI 10200 va a normare il metodo di ripartizione delle spese partendo dalle potenze dei corpi scaldanti; quindi, a ben guardare, i contenuti non paiono in contrasto tra loro.
Il punto 5.1.3 della UNI 10200 è quindi stato rimosso in attesa di riformularne correttamente il contenuto in occasione della revisione 2015 della norma, peraltro già in corso.
C'è da augurarsi che la nuova versione della UNI 10200 reintroduca il principio secondo cui tutti i ripartitori vanno programmati già durante l'installazione perché l'utente finale ha il diritto di monitorare i propri consumi leggendo sul display un numero che abbia senso, anziché dover applicare complicate formule matematiche per risalire alle unità di ripartizione.
Va detto che la maggior parte dei produttori di ripartitori, insieme ai progettisti termotecnici, a partire da coloro che fanno parte della Commissione Tecnica 803 del Comitato Termotecnico Italiano (l'organismo che predispone le norme per la successiva ratifica dell'UNI) si sono espressi in maniera fortemente contraria alla sospensione del punto relativo alla programmazione: da sempre dalla parte dell'utente finale, i professionisti ritengono che la trasparenza delle letture venga prima di tutto.
Si stima che saranno circa 30 milioni i ripartitori installati in Italia a seguito dell'adeguamento alla Direttiva europea: sarebbe bene che tutti gli utenti, di qualsiasi età e professione, potessero leggerne il consumo facilmente, in tempo reale e senza dover applicare complicati algoritmi.

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