Lavori & Tecnologie

Il tecnico verificatore ha l'obbligo di ispezionare attentamente la caldaia prima di accenderla

Condannato un certificatore che non aveva riscontrato problemi in un impianto dal quale erano fuoriusciti gas letali

di Giulio Benedetti

Un tema molto dibattuto , nei controlli degli impianti termici, è se il tecnico debba verificarne il corretto funzionamento dopo averne fatto la manutenzione. L'obbligo della prova e della verifica dell'impianto , prima della nuova accensione, è stabilito dalla legge 1083/1971 e dalle norme UNI - CIG di riferimento. A tal riguardo la Cassazione (ordinanza 26187/2020) ha dichiarato inammissibile il ricorso di un tecnico installatore che lo aveva condannato a risarcire i danni derivanti da una cattiva manutenzione di una caldaia.

La vicenda
In particolare il tecnico aveva controllato i fumi della caldaia, che rimetteva in servizio dopo il controllo, senza accorgersi che la canna fumaria era ostruita da un nido di topolini, il quale ne impediva il corretto scarico dei fumi di combustione. Conseguentemente la caldaia emetteva il monossido di carbonio che cagionava il decesso della figlia e della sorella delle persone offese. La Corte di appello condannava il proprietario dell'appartamento ed il tecnico a risarcire solidalmente il danno per la morte delle due persone.

Il ricorrente si lamentava del fatto che il giudice lo avesse ritenuto responsabile per avere installato e poi modificato la caldaia e per essere intervenuto sull'impianto una settimana prima del decesso di una delle vittime. Il tecnico sosteneva che l'evento fosse stato causato da un concorso di cause, in cui prevaleva l'omessa corretta manutenzione dell'apparecchio, che ha impedito il rilievo e la rimozione dell'occlusione dello scambiatore di calore. Per tale ragione l'evento sarebbe stato imprevedibile da parte del tecnico.

La decisione
La corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso poiché i motivi riproponevano, in modo alternativo, fatti e prove già esaminati dai giudici del merito. Invero il giudice di appello ha ritenuto responsabile il ricorrente non soltanto per l'installazione e sulla modifica dell'impianto, bensì anche per il suo ultimo intervento che gli avrebbe consentito di prevedere il tragico evento . Infatti il tecnico fu chiamato non soltanto come idraulico per una perdita d'acqua dell'impianto, ma anche perché la caldaia non funzionava . Pertanto il tecnico avrebbe dovuto sottoporre l'impianto ad un esame completo, il quale gli avrebbe consentito di accertare l'ostruzione del nido di topi da cui derivò l'emissione del letale monossido di carbonio.

La Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali ed al doppio del contributo unificato. La sentenza è assai importante, per la tutela della salute pubblica, poiché stabilisce il principio per cui il tecnico , quando provvede alla manutenzione dell'impianto termico, a l termine dell'esame, deve sempre verificarne il corretto funzionamento . Infatti la prova dell'impianto è l'unico strumento per accertare che l'impianto non emetta monossido di carbonio in misura tale da compromettere la vita dei consumatori. Inoltre nel concetto di “impianto termico” sono compresi la caldaia, le canne fumarie e il camino: pertanto la prova di impianto che il tecnico deve effettuare riguarda tutti questi elementi .

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