Lavori & Tecnologie

Per l’edilizia una novità ogni tre settimane

di Cristiano Dell’Oste e Valeria Uva

La normativa edilizia cambia una volta ogni 23 giorni. O, se preferite, 16 volte all’anno. E non da ieri. Dalle regole sulla Scia al silenzio-assenso per il permesso di costruire, il lavorio di scrittura, riscrittura e cancellazione non si è mai fermato, e tutto lascia pensare che continuerà nei prossimi mesi. La novità più recente è di fine estate, con la legge sulla concorrenza (la 124/2017) intervenuta sugli aggiornamenti catastali a fine lavori. E ci sono diverse variazioni già messe nero su bianco in Gazzetta Ufficiale e destinate a entrare in vigore in futuro: la più lontana arriverà nel 2021, quando tutti i nuovi edifici dovranno essere costruiti a energia quasi zero.

Partendo dall’intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009, con cui l’allora premier Silvio Berlusconi lanciò i piani casa per gli ampliamenti di villette e palazzine, Il Sole 24 Ore del Lunedì ha censito tutte le modifiche alla normativa nazionale sull’edilizia. Anche escludendo le leggi regionali e le norme sugli appalti e l’urbanistica, i ritocchi sono a oggi 133, di cui 77 – quasi il 60% – relativi al Testo unico dell’edilizia, quel Dpr 380 varato nel 2001 proprio per offrire un punto di riferimento agli operatori (e rivisitato con il classico decreto-correttivo l’anno dopo). Si dirà che nell’epoca del digitale aggiornare una banca dati è più facile che editare la versione di un codice cartaceo, ma – al di là dell’adeguamento dei testi – la difficoltà per chi è chiamato ad applicare le norme è facilmente immaginabile.

Fonti rinnovabili (e non solo)

Il capitolo che ha raccolto più modifiche è quello dell’edilizia privata (78 su 133), in cui rientrano in senso lato tutte le regole da rispettare prima, durante e dopo l’avvio dei cantieri. Seguono a grande distanza i ritocchi alle norme tecniche sulle costruzioni e i prodotti per l’edilizia (12, incluse antisismica e cablatura degli immobili), alle fonti rinnovabili (12), ai beni culturali (10), all’efficienza energetica e agli impianti termici (10).

Una spinta ai cantieri

Dietro alle modifiche ci sono ragioni diverse, e non sempre coerenti. Quando fu lanciato il piano casa, l’obiettivo era facilitare le ristrutturazioni dei privati, così da aiutare le imprese del settore e l’economia in generale. Nello stesso filone si inseriscono anche le proroghe dei permessi di costruire: la prima con il decreto del fare (Dl 69/2013), diretta anche a contrastare il fenomeno dei permessi rilasciati ma non ritirati per la crisi che bloccava i costruttori; la seconda, un anno dopo con lo “sblocca-Italia”, che ha reso strutturale l’allungamento di validità.

Un altro pacchetto di interventi punta ad accelerare e semplificare l’avvio dei cantieri. Va in questa direzione, ad esempio, l’introduzione della Scia (con il Dl 78/2010), che bypassa i 30 giorni d’attesa imposti dalla vecchia Dia. Rivista però integralmente dal decreto Scia2 della scorsa estate. E sulla stessa falsariga si muovono anche i tanti tentativi di “sburocratizzazione”: sportello unico, allargamento delle opere in attività edilizia libera, autorizzazione paesaggistica semplificata, maggiore utilizzo delle autocertificazioni (compresa la possibilità di autodichiarare l’agibilità, Dlgs 222/2016).

Il punto è che la girandola di correzioni si è tradotta in una sequela di cambiamenti procedurali che non hanno quasi mai intaccato i problemi di fondo: come far funzionare meglio gli uffici comunali, le soprintendenze e le altre autorità coinvolte, e come semplificare le norme edilizie sostanziali (spesso codificate nei piani comunali, più che nelle leggi statali).

Norme Ue e moduli unici

L’Europa ci ha imposto vincoli costruttivi che hanno reso indispensabili edifici sempre più performanti dal punto di vista energetico. Ma il permesso di costruire vincolato a una quota minima di energia rinnovabile, sempre frutto delle norme Ue, prenotato dal legislatore nel 2008 per il 2010, è stato rinviato per due volte, prima di riuscire a divenire realmente operativo.

La continua modifica dei regimi autorizzativi ha poi costretto il legislatore a “semplificare” la semplificazione: nel 2014 sono nati i primi moduli unici per Scia, Cila e permesso di costruire, con l’intento dichiarato di standardizzare le migliaia di documenti diversi richiesti dai Comuni. Ma non hanno fatto in tempo a diffondersi e sedimentarsi: dal 1° luglio scorso sono stati rimpiazzati da una nuova modulistica, che Regioni e Comuni possono comunque adattare alle proprie specificità.

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