Fisco

Bonus edilizi, cessione del credito e sconto in fattura restano fino al 2024

La nuova bozza di legge di Bilancio proroga i due strumenti per altri tre anni e un Dl rende obbligatorio il visto di conformità per tutti i bonus

di Saverio Fossati e Giuseppe Latour

C’è tempo fino al 2024 per accedere a sconto in fattura e cessione del credito, anche per gli interventi che non ricadono nel perimetro del superbonus. La nuova bozza di legge di Bilancio , in arrivo in Senato, allarga il campo di applicazione delle modalità di fruizione degli sconti fiscali alternative alla detrazione diretta. Come richiesto dalle aziende di molti settori, e come anticipato dal Sole 24 Ore nei giorni scorsi, interventi come la sostituzione degli infissi o della caldaia potranno di nuovo essere scontati in fattura direttamente dall’installatore, ancora per oltre tre anni.

La cancellazione

La prima versione della manovra cancellava, a partire dal 2022, sconto in fattura e cessione del credito, con l’unica eccezione del 110%: solo in questo caso le due modalità di fruizione alternativa della detrazione erano confermate fino al 2025. Veniva, così, eliminato quello che si stava consolidando come uno degli elementi più richiesti dai clienti nell’offerta commerciale delle imprese legate all’edilizia, anche se le aliquote (come il 50% per il recupero edilizio) venivano prorogate sino a tutto il 2024 .

Cosa cambia

La nuova versione della manovra , in arrivo in Parlamento, ritocca questo passaggio, come anticipato dal Sole 24 Ore nei giorni scorsi. Viene, allora, modificato il comma del decreto Rilancio (Dl 34/2020, articolo 121), che consente di allungare la vita delle regole su cessione del credito e sconto in fattura.

Quindi, l’utilizzo dei due strumenti per i bonus ordinari non scade più alla fine del 2021, ma potrà andare avanti anche nel 2022, nel 2023 e nel 2024. In questo modo, la proroga pluriennale dei bonus casa viene agganciata a cessione e sconto in fattura, che vengono stabilizzati.

A quali interventi si applica la proroga

Andando più in profondità, sarà allora possibile utilizzare cessione del credito e sconto in fattura anche per la detrazione ordinaria del 50% per le ristrutturazioni, per l’ecobonus, per il sismabonus, per il bonus facciate (che, però, la stessa manovra fa scadere nel 2022) e per le agevolazioni dedicate all’installazione di colonnine di ricarica di veicoli elettrici e di impianti fotovoltaici. Interventi come la sostituzione degli infissi o delle caldaie, allora, saranno di nuovo scontabili in fattura.

«Congruità» legata alla proroga

La ragione del ripensamento, però, va cercata in un appoccio più pragmatico al problema di fondo dei bonus diversi dal 110%: non essendo previsti i tetti di congruità per i costi sostenuti e, in particolare per il bonus facciate, neppure un tetto di spesa massima, tra il 2020 e il 2021 le Entrate hanno registrato moltissimi abusi, facendo emergere ben 800 milioni di bonus non dovuti per operazioni addirittura inesistenti.

Per questo il Consiglio dei ministri sta per licenziare un decreto legge che renda obbligatorio (come già per il superbonus, anche se non si sa ancora se con gli stessi meccanismi) il «visto di conformità», cioè la congruità tra il tipo di intervento e i suoi costi (che poi diventano detraibili una volta fatturati). Congruità che, a dire il vero, era già prevista anche per il bonus facciate anche se in termini generici (circolare 20/2020, punto 3). Il visto di conformità, stando alla bozza del decreto legge, diventa obbligatorio anche per chi sceglie la detrazione invece di cesione di credito o sconto in fattura, a meno che non presenti la dichiarazione direttamente alle Entrate (senza intermediari fiscali) o tramite Caf.

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