Fisco

Il contribuente può compensare con il figlio le spese di riqualificazione energetica dell’immobile

Il figlio era titolare della ditta che li aveva realizzati

di Giulio Benedetti

La detrazione fiscale delle spese di riqualificazione degli immobili è l'incentivo principale per promuovere nei contribuenti la cultura del risparmio energetico, finalizzata all'adozione della economia verde ed alla riduzione dalla dipendenza energetica dalle fonti fossili. Tuttavia l'amministrazione finanziaria ha il potere di controllare la legittimità delle detrazioni e di riprenderle, contestandone il fondamento, mediante l'emissione di una cartella di pagamento. E' il caso trattato dalla Cassazione nell’ordinanza 28589/2020 che ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'agenzia delle Entrate avverso la sentenza della Commissione regionale tributaria la quale aveva accolto il ricorso di un contribuente.

I fatti
La vicenda riguardava un contribuente che aveva impugnato , avanti alla Commissione provinciale tributaria , una cartella di pagamento che non gli riconosceva delle detrazioni Irpef (e applicava le relative sanzioni) per i costi di riqualificazione energetica di un immobile strumentale della sua ditta. Il giudice di primo grado rigettava il suo ricorso. La Commissione regionale tributaria riformava detta sentenza , accoglieva l'appello del contribuente e annullava la cartella di pagamento, sostenendo che il ricorrente portava in detrazione effettivi costi di riqualificazione energetica di un immobile di sua proprietà, documentati con fatture emesse da suo figlio, titolare della ditta individuale che aveva eseguito i lavori.

La completezza della documentazione
Il contribuente produceva la scheda di un tecnico di fiducia che asseverava l'esecuzione dei lavori di riqualificazione energetica provvisti delle fatture di acquisto di finestre, accessori e di una porta di ingresso e l'asseverazione del tecnico trasmessa all'Enea. Il contribuente provava di avere saldato il debito verso il figlio mediante la parziale compensazione con il controcredito derivante della cessione di un immobile al figlio, il quale lo aveva acquistato dal padre , pagandone il prezzo tramite un assegno bancario , mai incassato dal genitore. Per queste ragioni la Commissione regionale tributaria riteneva integralmente provata l'esecuzione , da parte del contribuente, delle opere di riqualificazione energetica dell'immobile.

Il ricorso delle Entrate alla Suprema corte
L'agenzia delle Entrate ricorreva in Cassazione lamentando l'ingiustizia della sentenza perché non erano provate le spese effettuate per la riqualificazione energetica, e poiché il contribuente non aveva provato di avere compensato il debito verso il figlio, titolare dell'impresa esecutrice dei lavori, con il controcredito derivante dalla vendita dell'immobile . Inoltre l'Agenzia lamentava la tardività della produzione nel corso del giudizio della produzione di documenti giustificativi delle spese da parte del contribuente e la poca trasparenza nell'indicazione dei costi fatturati per l'esecuzione delle opere.

La decisione
La Cassazione dichiara inammissibili tutti i motivi di ricorso poiché ripropongono esami di fatti non ammessi nel giudizio di legittimità in quanto già valutati in precedenza. In particolare le lamentele dell'Agenzia non risultano essere state proposte nel precedente giudizio e pertanto l'Agenzia non può richiedere la rivalutazione del merito della controversia che non è consentita in sede di legittimità. La Cassazione , per la giurisprudenza costante, sostiene che , con la proposizione del ricorso , il ricorrente non può rimettere in discussione , contrapponendone uno difforme, l'apprezzamento in fatto dei giudici di merito .

In particolare l'apprezzamento dei fatti e delle prove è sottratto al giudice di legittimità , poiché non può riesaminare e valutare il merito della causa, ma può solo controllare , sotto il profilo logico e formale, la correttezza dell'esame e della valutazione operata dal giudice di merito. Il giudice di merito soltanto deve individuare le prove del suo convincimento , valutarle , controllarne l'attendibilità e la concludenza e scegliere, tra le risultanze probatorie, quelle idonee a dimostrare i fatti in discussione.

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