Fisco

Ecobonus al 110% da luglio, anticipo da banche e imprese

di Giorgio Santilli

È un incentivo senza precedenti per l’edilizia privata quello che il governo ha predisposto per inserirlo nel decreto maggio e che scatterà a sorpresa dal 1° luglio prossimo per durare fino alla fine del 2021: un credito di imposta al 110% dell’investimento sostenuto dai proprietari di casa (singoli o in condominio) per interventi di risparmio energetico, di realizzazione di pannelli fotovoltaici o di adeguamento antisismico.

Ma non finiscono qui le novità del testo dei due articoli destinati ad approdare nel provvedimento che il governo dovrebbe varare fra la fine di questa settimena e l’inizio della prossima. La novità più importante è forse quella che viene generalizzata la possibilità (oggi consentita solo agli incapienti) per le famiglie e i condomini di cedere il credito di imposta maturato a banche, assicurazioni o altri intermediari finanziari. O anche alle stesse imprese che realizzano i lavori. Saranno loro questi soggetti ad anticipare le somme necessarie per effettuare i lavori e saranno poi loro a incassare il credito di imposta dal fisco, con la possibilità anche di cederlo ulteriormente in passaggi successivi e senza limiti. Le famiglie, se vorranno, potranno non anticipare le somme necessarie per pagare i lavori. Da qui la ragionevole speranza del governo che l’intervento prenderà piede. Resta la possibilità, comunque, di pagare i lavori e poi riscuotere nei cinque anni successivi il credito di imposta superiore alla spesa sostenuta.

È comunque un «bazooka» potentissimo per l’edilizia. È stato messo a punto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, non senza un confronto con il mondo dell’edilizia. Un bazooka che, almeno in potenza, promette di aprire opportunità enormi di investimenti green e anche di favorire la trasformazione dell’edilizia in chiave di sostenibilità energetica e ambientale.

Basti ricordare che ogni anno vengono attivati - secondo le stime di Cresme e Ance - lavori per circa 29 miliardi agevolati dai bonus edilizi. E che dalla nascita, avvenuta nel 1998 dal governo Prodi, sono state oltre 20 milioni le domande presentate. Raramente il fisco ha avuto così successo presso i cittadini.

I numeri del Cresme dicono però che l’investimento per il risparmio energetico (ecobonus) vale circa un ottavo di quelli (agevolati con un credito di imposta del 50%) in manutenzioni straordinarie e ristrutturazioni semplici (cioè non energetiche). Nel 2019 è stato stimato un investimento di 25,7 miliardi (rispondenti a 1,4 milioni di domande presentate) per il recupero semplice e di 3,2 miliardi (rispondenti a 349mila domande) per la riqualificazione energetica. Numeri che dicono come il potenziale dell’ecobonus non è stato ancora sfruttato a pieno. Tanto più la considerazione vale per il sismabous che finora non è ancora decollato realmente.

Per altro, la cessione del credito di imposta viene allargata anche agli interventi di manutenzione e ristrutturazione semplici che oggi sono agevolate con il 50 o il 65%. Una spinta a rafforzare anche gli investimenti ordinari e comunque a costituire pacchetti integrati di interventi. Proprio questa è la logica della norma messa a punto. C’è un forte incentivo a inserire nel perimetro del superbonus del 110% anche altri interventi, se avvenuti con lo stesso progetto. Nel caso del rifacimento delle facciate, per esempio, il credito di imposta fissato al 90% in via ordinaria sale al 110% se l’intervento è associato a quelli dell’ecobonus o del sismabonus.

E sul fronte degli adeguamenti antisimici un’ulteriore novità arriva dalla norma che si sta valutando per consentire una detrazione non più del 19% ma del 90% della spesa sostenuta per acquistare una polizza anticalamità sulla casa se contemporaneamente si sarà fatto un intervento antisismico per cui il credito di imposta del 110% sarà ceduta alla stessa compagnia assicurativa. Un pacchetto integrato che potrebbe far decollare effettivamente il sismabonus rimasto finora poco utilizzato.

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