Fisco

Controlli delle ritenute negli appalti, condomìni esclusi dalle novità

Il motivo è che non possono essere titolari di beni strumentali

di Giuseppe Latour

Arriva il modello di certificazione che consentirà alle imprese di dribblare i nuovi adempimenti in materia di verifiche sulle ritenute negli appalti. Sta per essere pubblicato dall’agenzia delle Entrate (probabilmente già oggi) e sarà accompagnato da un provvedimento che fornirà indicazioni operative. La notizia che riguarda da vicino il mondo condominiale è che, come annunciava Il Sole 24 Ore del 10 dicembre scorso nell’articolo di Vincenzo Nasini , il condominio non è proprietario di «beni strumentali» perché a possederli sono, eventualmente, i condòmini, quindi è escluso dalle previsioni del Dl 124/2019.

La novità è emersa ieri pomeriggio, nel corso di un incontro tra l’amministrazione finanziaria e le associazioni di imprese, per discutere dei molti dubbi operativi che, in questa fase, si stanno accumulando e che le Entrate puntano a sciogliere nel giro di pochi giorni.

Controlli dei committenti scatteranno dalle ritenute di gennaio
Il calendario dice infatti che, dopo diverse settimane di polemiche, la norma sui controlli in materia di ritenute negli appalti sopra i 200mila euro (articolo 4 del Dl 124/2019) sta per diventare pienamente operativa. I controlli dei committenti scatteranno a partire dalle ritenute relative a gennaio, che appaltatori e subappaltatori devono versare entro il prossimo 17 febbraio (il 16 è domenica).

Così, in vista di questo appuntamento, l’agenzia sta mettendo a punto il suo pacchetto di strumenti operativi, dialogando con il mercato. Ad arrivare per prima, come detto, sarà la certificazione di regolarità, che consentirà di non finire nella morsa del nuovo meccanismo.

Certificazione rilasciata a vista
Qualche elemento di questo nuovo modello è già noto. All’inizio la certificazione andrà richiesta dalle imprese direttamente presso gli sportelli territoriali dell’agenzia delle Entrate e sarà rilasciata “a vista”. I dati delle imprese saranno aggiornati in maniera automatica, ogni 5 del mese, con tutti i dati relativi al mese precedente. La certificazione avrà validità di quattro mesi, dopo il suo rilascio. E, in una seconda fase, sarà disponibile all’interno del cassetto fiscale. In caso di errori nei dati della certificazione, l’impresa potrà richiedere la correzione.

Totale esclusione dei condomini
La prossima settimana verrà, poi, diffusa una circolare che si occuperà delle molte questioni operative poste in queste settimane dalle associazioni di imprese. Tra le novità, dovrebbe esserci la totale esclusione dei condomìni, che non possono essere titolari di beni strumentali e che, quindi, non possono essere committenti in base alle definizioni dell’articolo 4 del Dl 124/2019.

La definizione di manodopera
Altro punto oggetto di chiarimenti riguarda la definizione di manodopera. In questo caso, l’ipotesi allo studio è di limitare il concetto ai soli lavori manuali, escludendo tutti servizi intellettuali: si tratta di un assetto che potrebbe tagliare completamente fuori le attività di consulenza. Di certo, le attività dei professionisti non saranno incluse nel perimetro delle verifiche, dal momento che la norma parla esplicitamente di imprese.

I dubbi messi sul tavolo e che la circolare avrà il compito di sciogliere sono comunque moltissimi. C’è l’ambito oggettivo di applicazione delle norme, la definizione di utilizzo prevalente della manodopera, il limite di 200mila euro (non è chiaro come sarà calcolato), la modalità con la quale saranno svolti i controlli. Dalle associazioni arriva la richiesta pressante di un verifica solo cartolare: i committenti non hanno i poteri necessari a richiedere l’accesso ad atti dei loro appaltatori. Quindi, non potranno avere compiti investigativi.

Richiesta una proroga al primo luglio
Quello degli interventi interpretativi è solo uno dei tavoli sui quali si sta muovendo l’interlocuzione tra imprese e Governo sul tema. L’altro riguarda un intervento normativo, fortemente sollecitato anche da Confindustria. Posto che la soluzione migliore sarebbe l’abrogazione della norma, l’obiettivo minimo è ottenere almeno una proroga al primo luglio 2020. Solo a partire da quella data sarebbe possibile applicare i nuovi meccanismi, utilizzandoli esclusivamente per i nuovi appalti e non per quelli già in essere. Dicono dall’Ance: «È assolutamente indispensabile che arrivi una proroga, insieme alle regole interpretative». Mentre da Confagricoltura dicono che «è troppo rigida l’interpretazione che aggancia la novità anche a contratti di appalto stipulati prima di gennaio 2020».

In questo modo, ci sarebbe più tempo per le imprese, che potrebbero organizzare i loro flussi informatici e amministrativi. Digerendo tutti i provvedimenti attuativi che l’agenzia delle Entrate si prepara a pubblicare. La partita andrà giocata nell’ambito del Milleproroghe, in fase di conversione alla Camera. Gli emendamenti sul punto, per adesso, risultano accantonati.

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