Fisco

Bonus facciate con risparmio energetico

di Glauco Bisso

Il testo definitivo del bonus facciate cambia le prospettive: ora è riservato solo agli edifici condominiali che investono almeno 200mila euro. Il testo definitivo del bonus facciate cambia le prospettive: ora è legato anche al risparmio energetico, alle zone urbane e limitato alla «strutture opache». Per Lorenzo Casini, ordinario di diritto amministrativo della Scuola IMT Alti Studi Lucca e capo di Gabinetto del ministro Dario Franceschini «Non si tratta di uno stravolgimento ma di un chiarimento di quello che la bozza già consentiva».

Professor Casini, perché è sparito il riferimento a impresa e lavoro autonomo com fruitori del bonus?

«L’Agenzia delle Entrate ha osservato che, siccome la norma precedente si andava ad inserire in un corpo normativo prevalentemente dedicato alle persone fisiche, era preferibile portarlo fuori dal riferimento all’articolo 16 bis e considerare la norma come nuova».

Ma quali sono gli edifici e gli interventi interessati?

«Abbiamo chiarito che la norma si applica a edifici esistenti. Ma soprattutto che l’intervento può essere anche di sola tinteggiatura. Quando invece si interviene sull’intonaco per più del 10 per cento della superficie disperdente lorda, che è lo standard e la percentuale indicata nel decreto del 2015 sulla riqualificazione energetica, si deve eseguire quello che già oggi è obbligatorio. L’unico elemento aggiunto è che per la trasmittanza termica sia più performante, vista la detrazione così importante, in applicazione del decreto ecobonus del 2010. Per esempio, per edifici su Roma si richiede una trasmittanza di 0,29 mente secondo il decreto del 2015 è 0,36».

E la limitazione ad alcune zone?

«Si limitano gli interventi alle zone A o B del Dm del1968, escludendo così solo le case isolate o le zone rurali. La misura è stata concepita per le città come misura di decoro urbano e quindi si è preferito limitare alle zone in cui l’edificato è superiore al 12,5 per cento, che è lo standard della zona B, in modo da escludere contesti in cui non c’è una città vera e propria».

E se l’edificio è storico?

«L’incentivo al 90% è talmente vantaggioso che consente di poter applicare materiali evoluti e sottili e da permettere di fare quello che con il 65% non si riusciva fare. Le dimore storiche, anche grazie al precedente provvedimento del ministro Franceschini, potrebbero avere la detrazione e in più il contributo per i lavori».

Niente cessione del credito?

«Questa possibilità si è scontrata con quanto già emerso sull’ecobonus: l’Antitrust aveva registrato effetti distorsivi della concorrenza a causa della cedibilità, a vantaggio delle grandi imprese rispetto alle piccole».

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