Fisco

Il Mef: nuova Imu ok ma è «fantasiosa» l’abolizione della Tasi

di Gianni Trovati

Il progetto della «nuova Imu» che punta a disboscare la selva delle aliquote dell’imposta immobiliare aprendo la strada al bollettino precompilato è una buona strada anche per ridurre i 5,2 miliardi medi che mancano all’appello del gettito ogni anno. Ma pensare a un’abolizione della Tasi, che vale 1,1 miliardi all’anno, significa «fantasticare».

È agrodolce l’audizione tenuta ieri in commissione Finanze alla Camera da Fabrizia Lapecorella, direttrice del dipartimento Finanze del Mef, sul progetto di legge leghista che punta a superare il doppione Imu-Tasi su cui oggi si regge la complicata fiscalità immobiliare locale. Ma Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione e primo firmatario della proposta, rilancia: «Si può fare, perché se c’è l’impegno del Mef sulle maggiorazioni Tasi (quelle introdotte in circa 300 Comuni per far quadrare i conti dell’addio all’imposta sull’abitazione principale, ndr) allora l'eliminazione dell’imposta costerebbe circa 850 milioni. E l’F24 precompilato con l’Imu potrebbe recuperare dall’evasione anche i finanziamenti per riduzioni chirurgiche dell’Imu».

Per capire il problema bisogna intendersi sui caratteri effettivi della possibile fusione di Imu e Tasi, e misurare l’ambizione della proposta. Un primo passo, già contenuto nel testo all’esame della commissione in vista di un possibile approdo in manovra, punta alla semplificazione. Oggi sullo stesso immobile pesano due imposte gemelle, l’Imu e la Tasi appunto, che funzionano allo stesso modo ma moltiplicano le aliquote e i passaggi burocratici per il pagamento. Il doppione, insieme alla libertà totale lasciata ai Comuni di decidere trattamenti su misura di questa o quella tipologia di immobile, ha prodotto circa 250mila aliquote diverse. In queste condizioni il modello pre-compilato, pure previsto per legge fin dal 2011, resta una chimera.

Il Ddl, oltre a fondere le due imposte, fissa all’articolo 6 una griglia di una decina di tipologie di immobili a cui i sindaci potranno attribuire aliquote diverse. In un quadro così semplificato, il bollettino pre-compilato diventa possibile.

Il discorso cambia se dalla fusione di Imu e Tasi si passa all’abolizione del secondo tributo, nato con l’idea di finanziare i «servizi indivisibili» dei Comuni ma trasformatosi subito in un’Imu-bis per quadrare i conti. I conti, appunto, sono il problema, perché la copertura intorno al miliardo è tutta da trovare, in una manovra che ha già parecchie sfide complicate da affrontare; e finirebbe per aumentare la «finanza derivata» dei Comuni, che già poggia sui 3,7 miliardi girati ogni anno agli enti locali per compensarli dell’esenzione fiscale per la prima casa.

Più semplice, perché mette in circolo numeri più modesti, è l’ipotesi di riduzioni d’imposta chirurgiche, per tutelare situazioni particolari. Ieri, sempre nel corso delle audizioni sul tema in commissione a Montecitorio, Confindustria ha proposto di agevolare i progetti di riqualificazione delle aree industriali dismesse». La stessa Lega ha ipotizzato detassazioni per gli immobili sfitti, o per quelli occupati abusivamente, come chiede Confedilizia. Tutto, come sempre, dipenderà dalle coperture che si riusciranno a trovare.

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