Fisco

Ecobonus, il mercato nei condomìni si allargherà

di Saverio Fossati e Giuseppe Latour

Il mercato si apre e le reazioni si fanno sentire: con la circolare delle Entrate 11/E del 18 maggio scorso (si veda il Sole 24 Ore del giorno successivo ) sono state fornite due importanti precisazioni sulla cessione del credito fiscale relativo alla riqualificazione energetica degli edifici. La prima, che prevede la possibilità di cedere il credito a soggetti “plurali” (come i consorzi) dove siano presenti, anche se non in forma maggioritaria, banche o finanziarie; così l’assorbibilità della cessione diventa più facile e il mercato si allarga. La seconda, che stabilisce che la cessione, può essere fatta solo una volta (dopo la prima) «ai soggetti diversi dai fornitori, sempreché collegati al rapporto che ha dato origine alla detrazione», questo per evitare, secondo la Ragioneria, che la circolazione dei crediti faccia crescere il debito pubblico.

Sono indirizzi che non trovano un preciso riscontro nella norma (articolo 14 del Dl 63/2013) ma, secondo il vice ministro dell’Economia Enrico Morando, «se è corretto dire che le norme non dicevano la stessa cosa, nella realtà la cessione dei crediti previste nella manovrina e nella legge di Bilancio non ha funzionato affatto, tanto che il numero degli interventi previa cessione del credito per ecobonus nei palazzi più energivori, in realtà si contano sulle dita di una mano in tutta Italia. La circolare sblocca un potenziale enorme business».

Di qui la richiesta - «in particolare delle società energetiche» precisa Morando - di una circolare che dicesse che una volta sola il credito si può cedere (oltre al passaggio da cliente e riqualificatore) « in modo che possa accadere ciò che succederà: l’impresa che riqualifica può acquistare tutto il credito fiscale, realizzare un risparmio energetico tra 40% e 60% certificato da Enea e fidelizzare il cliente per un certo numero di anni. Così il cliente ha l’intervento quasi a costo zero».

Non sono così ottimisti gli artigiani: per Claudio Carpentieri, dell’ufficio politiche fiscali della Cna «c’è gran preoccupazione per l’ambito di definizione degli “altri soggetti” privati cui è possibile cedere il credito: le piccole si troveranno in difficoltà rispetto alle grandi imprese energetiche che si consorzieranno con le banche e faranno da asso pigliatutto. Le piccole non troveranno altri soggetti coi requisiti richiesti cui cedere il credito, non potranno acquisirlo e diventeranno mere esecutrici di lavori decisi da altri, a condizioni peggiori».

Anche l’Ance pronostica, attraverso il direttore del suo Centro studi Flavio Monosilio, che la circolare limiterà l’applicazione dello strumento della cessione. «La premessa – spiega – è che per noi la priorità è lavorare al corretto funzionamento del sistema, perché è fondamentale mettere in moto questo mercato: quindi stiamo già adeguando la nostra piattaforma di cessione, preparata insieme a Deloitte, alle nuove esigenze». Detto questo, però, «la circolare è molto chiara nell’arginare la libera circolazione dei crediti». Questo, soprattutto, crea un problema in termini di costi. «Chi acquisisce il credito – dice ancora Monosilio - dovrà sopportare un rischio più elevato, non potendolo cedere di nuovo, e questo aumenterà i costi complessivi dell’operazione». Allo stesso tempo, la regola che impone il collegamento dei cessionari con la detrazione «rende più difficile individuarli sul mercato». Le esigenze di finanza pubblica, insomma, hanno superato quelle di funzionalità del sistema.

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