Fisco

Gli immobili occupati esentati da Imu e Tasi

di Gianni Trovati

Prima vittoria fiscale per i proprietari di immobili occupati da abusivi. Con due sentenze gemelle, la commissione tributaria di Roma ha riconosciuto l’esenzione da Imu e Tasi a una società che di fatto ha perso da anni la disponibilità del proprio immobile, in seguito a un’occupazione abusiva.

La sentenza dei giudici tributari arriva pochi giorni dopo un’altra buona notizia, portata questa volta dai magistrati ordinari con la sentenza del tribunale di Roma che aveva riconosciuto l’obbligo per il Viminale di risarcire per i mancati incassi da affitto un’altra azienda proprietaria di uno stabile occupato.

Entrambe le pronunce ( n. 25506 e 26532/2017 della commissione tributaria provinciale di Roma, a favore di una S.r.l difesa dagli avvocati Luca Antonini, Maria Sandulli e Fabrizio Pellegrino) nascono nella Capitale, dove il fenomeno delle occupazioni abusive è particolarmente intenso. Ma il loro effetto è destinato ad interessare anche lontano dalla Capitale, anche perché in Italia gli alloggi e i palazzi occupati senza titolo sono un’infinità: le stime parlano di almeno 50mila immobili, ma il fenomeno sfugge per natura ai censimenti.

Importante, quindi, è il nuovo principio sviluppato dai giudici tributari per escludere Imu e Tasi a carico del proprietario. Le imposte locali sul mattone, spiega la legge e conferma la Cassazione, sono dovute per la proprietà o gli altri diritti reali (usufrutto, enfiteusi eccetera) sugli immobili, a prescindere dall’utilizzo.

Ma per essere effettivo, sostengono sempre i giudici della suprema corte (in particolare nella sentenza 5256/2015, relativa al caso di un terreno sottratto alla disponibilità del proprietario perché occupato da un’opera pubblica senza che fosse intervenuto un esproprio), il possesso deve permettere al proprietario di «ripristinare il contatto materiale con il bene quando lo voglia». Se l’immobile è occupato da abusivi, la possibilità è esclusa sul nascere.

Su queste basi la commissione tributaria respinge le richieste del Campidoglio, che oltre a pretendere il versamento dell’imposta avrebbe dovuto spendere le proprie energie anche per ristabilire l’esercizio del diritto di proprietà. Un principio simile si era affacciato nella decisione del tribunale di Roma, che aveva stabilito il diritto al rimborso da parte del Viminale in quanto titolare del dovere di impedire le occupazioni o attuare gli sgomberi, permettendo quindi al proprietario di affittare gli spazi e incassare i canoni.

Le due sentenze aprono un filone potenzialmente enorme, che interessa le aziende proprietarie di stabili (comprese quelle pubbliche che con alterni successi gestiscono le case popolari) ma anche le famiglie titolari di singoli appartamenti. Per loro resterebbe anche da sanare la pretesa statale dell’Irpef (o della cedolare) chiesta sugli affitti che non vengono incassati perché l’inquilino non paga. Ma finora tutti i tentativi sul tema, anche in Parlamento, sono andati a vuoto.

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