Fisco

Lavori, acquisti e affitti, otto sconti in scadenza

di Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste

Una prima agevolazione, anche se poco conosciuta, è già scaduta. Venerdì scorso, 30 giugno, si è chiusa la possibilità di acquistare case all’asta pagando solo 200 euro di imposte di registro, ipotecaria e catastale. La chance, riservata ai privati con i requisiti “prima casa”, era stata introdotta dal decreto legge sul credito cooperativo (Dl 18/2016) e prorogata di sei mesi dalla legge di Bilancio 2017.

Nell’intricato mondo dei bonus fiscali sulla casa, però, ci sono altre agevolazioni – molto più popolari – in procinto di scadere il prossimo 31 dicembre.

I bonus sui lavori

La più importante misura in scadenza a fine anno è la detrazione del 50% sul recupero edilizio fino a una spesa di 96mila euro, che interessa sia i lavori nelle singole abitazioni sia quelli in condominio (compresa in questo caso la manutenzione ordinaria, come la tinteggiatura delle parti comuni).

Solo per avere un riferimento, il Cresme nella ricerca presentata alla Camera lo scorso autunno stimava in quasi 1,4 milioni le pratiche attivate nel 2016.

Insieme al 50% standard scadranno anche le sue “diramazioni” riservate all’acquisto di case integralmente ristruttrate dalle imprese, all’acquisto di box auto realizzati dal costruttore e alla messa in sicurezza antisismica degli edifici nella zona di rischio 4 (la meno pericolosa).

Da quando è stata introdotta, il 26 giugno 2012, la detrazione extra large del 50% è stata prorogata cinque volte, ma sempre con le Finanziarie di fine anno. Non dovesse arrivare l’ennesima proroga, tutte le agevolazioni appena elencate dal 1° gennaio 2018 torneranno alla percentuale originaria del 36% su una spesa massima di 48mila euro.

I nuovi limiti si applicheranno anche alle spese pagate nel 2018 per cantieri già iniziati in precedenza. Ad esempio, chi spende quest’anno 40mila euro per ristrutturare un’abitazione, senza proroga, nel 2018 potrà applicare la detrazione del 36% solo su altri 8mila euro, anziché quella del 50% su un potenziale di 56mila euro. È chiaro, quindi, che chi ha in programma interventi rilevanti dovrà muoversi in questo periodo per programmare i lavori con il massimo sconto.

Discorso diverso per il bonus mobili, che pur essendo legato alla detrazione del 50% sul recupero edilizio dal 1° gennaio 2018 non rischia di vedersi ridotto, ma di sparire del tuto. Anche in questo caso, dal 6 giugno 2013 sono arrivate quattro proroghe, ma sempre nella manvora di bilancio.

L’efficienza energetica

Utilizzato da oltre 320mila contribuenti nel 2016, l’ecobonus al 65% potrebbe subire un destino particolare dal 2018: eliminato per la riqualificazione delle singole unità immobiliari e già prorogato fino al 2021 per gli interventi su parti comuni condominiali. Addirittura, in quest’ultimo caso, con percentuali aumentate fino al 70 o 75% per gli interventi più complessi (si veda la pagina precedente).

Premesso che anche l’ecobonus è abbonato alle proroghe in extremis, una sua mancata conferma sarebbe molto più complicata da gestire per chi inizia i pagamenti quest’anno. I lavori finalizzati al risparmio energetico resterebbero comunque agevolati dal 36%, ma si tratterebbe di una detrazione diversa (e non di una riduzione dello stesso sconto fiscale).

Gli sconti per chi compra

Tra i bonus in scadenza ce ne sono due riservati a chi acquista abitazioni efficienti (classe energetica A e B).

A partire dal 1° gennaio non ci sarà più la deduzione del 20% in otto anni sul prezzo delle case comprate da dare in locazione, introdotta nel 2014 e utilizzata da pochissimi contribuenti.

Come non ci sarà più – almeno a legislazione vigente – un’altra misura, molto più vantaggiosa dal punto di vista economico: la possibilità di detrarre in dieci anni dall’Irpef il 50% dell’Iva pagata per acquisti di case dal costruttore. È uno sconto che dal 2016 ha aiutato tante imprese a smaltire l’invenduto di qualità e ha dato una piccola spinta anche al mercato immobiliare: facile prevedere che ne verrà chiesta a gran voce la proroga.

La tassa piatta al 10% sugli affitti

Una misura di cui è già stato chiesto più volte il rinnovo – soprattutto dalla proprietà edilizia – è la cedolare secca al 10% sugli affitti a canone concordato, introdotta per il quadriennio 2014-17 dal decreto casa (Dl 47/2014).

Senza interventi di legge, la storia è già scritta: sui canoni maturati dal 1° gennaio si tornerà a pagare l’aliquota del 15%, probabilmente troppo “vicina” a quella ordinaria del 21% per incentivare davvero il canale degli affitti calmierati. Senza contare la difficoltà di programmazione per i proprietari alla prese con regole in continua evoluzione.

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