Condominio

Semplificazioni da rilanciare ancora

Negli ultimi anni, con cadenza quasi semestrale, è stata emanata una serie di decreti per favorire gli impianti rinnovabili

di Mileto Giuliani e Federico Vanetti

Lo scenario di guerra rende più urgente accelerare il percorso già intrapreso da tempo dal legislatore. Negli ultimi anni, con cadenza quasi semestrale, è stata emanata una serie di decreti per favorire gli impianti rinnovabili superando le difficoltà e le lungaggini autorizzative.

I decreti dal 2020

Il Dl Semplificazioni 76/20 ha previsto riduzioni generalizzate dei tempi di completamento dei procedimenti ambientali, misure semplificative in tema di varianti e rifacimenti di impianti esistenti, e un quadro regolatorio più chiaro per l’autorizzazione dei sistemi di accumulo. Quest’ultimo intervento è forse quello che ha avuto un (seppur timido) riscontro tra gli operatori del settore, perché l’autorizzabilità dei sistemi di storage (sia connessi a impianti rinnovabili sia in assetto stand alone ) ha così finalmente trovato cittadinanza “normativa”.

Al contrario, le altre misure per ridurre i tempi dei procedimenti sono rimaste incompiute. Infatti, nonostante i termini di conclusione delle conferenze di servizi siano stati ridotti da 120 a 90 giorni, nella realtà tale tempistica non viene rispettata. E anche se i termini sono perentori, non si applica il silenzio-assenso, perciò il ritardo va contestato al Tar, con aggravio di tempi e costi.

Con Dl 77/21 (Semplificazioni-bis) è stata prevista una commissione ad hoc (a livello Mite) dedicata alla valutazione ambientale dei progetti Pnrr sopra una certa soglia di potenza, che in precedenza erano di competenza regionale. Ma la commissione si è insediata solo il 18 gennaio scorso, sei mesi dopo il decreto.

Sempre per accelerare i procedimenti ambientali, è stata inoltre introdotta una disposizione che limita il potere di veto del ministero della Cultura (e delle Soprintendenze) nel caso di progetti localizzati in aree non soggette ad alcun vincolo. Con lo stesso Semplificazioni-bis è stato previsto che, per impianti di potenza fino a 20 MW localizzati in zone non agricole e prive di vincoli e connessi alla rete in media tensione, è sufficiente il ricorso alla procedura abilitativa semplificata (Pas) a livello comunale, che si perfeziona con silenzio-assenso entro 30 giorni dall’istanza .

A fine 2021 è stata poi recepita la direttiva Red II (con il Dlgs 199/2021) che ha previsto molte novità soprattutto in tema di individuazione di aree idonee a ospitare nuovi impianti rinnovabili e semplificazioni per installazioni offshore, che tuttavia necessitano di decreti ministeriali applicativi non ancora emanati.

Il 1° marzo è poi stato approvato il Dl Energia (Dl 17/2022) con altre semplificazioni in scia alla crisi energetica. Tra queste, una sostanziale deregulation per la costruzione di impianti solari su edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, indipendentemente dalla potenza di impianto (paragonata ormai a una semplice manutenzione ordinaria). Inoltre, sono state previste misure di razionalizzazione e facilitazione per le installazioni eoliche offshore ed è stato reintrodotto, con alcune limitazioni, l’accesso agli incentivi per impianti fotovoltaici a terra o agrovoltaici, realizzati in aree agricole.

Il timore è che, nonostante i ripetuti interventi normativi, il problema sia nell’apparato pubblico che non ha le risorse e gli strumenti per dare corretta attuazione alle semplificazioni.

Il silenzio-assenso che manca

Sarebbero, invece, quanto mai opportune misure di semplificazione basate sul silenzio-assenso (anche paesaggistico e ambientale) per i progetti da realizzarsi su aree dismesse o contaminate, con possibilità di ricorrere anche all’esproprio di tali aree.

Le aree dismesse, spesso situate fuori dalle città, faticano ad attrarre investitori che procedano alla loro riqualificazione. E spesso sono anche i costi di bonifica a ostacolare il riutilizzo. Nel caso di impianti fotovoltaici, però, potrebbero essere programmate bonifiche meno invasive da attuarsi in un arco temporale più lungo, con possibilità di usare il sito per produrre energia rinnovabile nelle more della bonifica e senza richiedere particolari interventi edilizi o urbanizzativi.

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