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Efficienza energetica edifici, standard minimi con gradualità

La Commissione europea sta mettendo a punto una revisione della direttiva dedicata all’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. Il primo testo risale al 2002; l’obiettivo è di adattarlo perché rispecchi i nuovi target ambientali dell’Unione europea e in particolare la riduzione delle emissioni nocive del 55% da qui al 2030. Esponenti comunitari ieri spiegavano che il nuovo testo legislativo, atteso a breve, non è ancora ultimato.

Nel presentare a grandi linee i suoi obiettivi, Bruxelles aveva spiegato a fine 2020 che gli edifici rappresentano il 40% dei consumi di energia e il 36% delle emissioni nocive. Adattarli alla transizione ambientale appare quindi necessario (si veda «Il Sole 24 Ore» del 22 aprile). La Commissione intende lavorare su tre filoni: la decarbonizzazione del riscaldamento e del raffreddamento; gli edifici con le peggiori prestazioni energetiche; e la ristrutturazione di edifici pubblici.

Proprio gli edifici pubblici saranno i primi a doversi adattare all’efficienza energetica. Il testo prevederà l’introduzione graduale di standard minimi obbligatori di rendimento energetico per gli edifici esistenti e regole aggiornate per gli attestati di rendimento energetico. La strategia comunitaria non è nuova. In Francia, per esempio, una legge approvata in agosto prevede che per le abitazioni più energivore i proprietari non potranno aumentare gli affitti dal 2022 e affittarli dal 2025.

Sono 35 milioni gli edifici che dovranno essere risanati da qui al 2030 (con la creazione di 160mila nuovi posti di lavoro). Ieri esponenti comunitari si rifiutavano di esprimersi su un testo ancora oggetto di negoziato. Dettagli ed eccezioni sono ancora da precisare. La commissaria all’Energia Kadri Simon ha notato di recente che Bruxelles intende affrontare «le molte barriere che oggi rendono la ristrutturazione complessa, costosa e dispendiosa in termini di tempo».

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