Condominio

Minisconto alle dimore storiche

di Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste

Oltre agli affitti, la conversione del decreto Sostegni bis ritocca qua e là diverse norme sulla casa. Dal rinvio al 31 luglio del termine entro cui i Comuni devono deliberare sulla tassa rifiuti, fino alla revisione dei prezzi dei materiali nei contratti pubblici, per contenere gli eccezionali aumenti dei costi registrati negli ultimi mesi.

Trova spazio anche una piccola modifica alle regole che riguardano il Fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa. Il testo originale del decreto aveva già aumentato dal 50 all’80% la quota garantita del mutuo. Ora viene precisato che le banche, nell’ambito della richiesta di garanzia, devono indicare le condizioni economiche di maggior favore applicate ai beneficiari: ad esempio, un tasso d’interesse più basso. Non sono state corrette, invece, le tante criticità applicative del regime di esenzione fiscale delle compravendite, previsto per favorire l’acquisto della casa da parte degli under 36 (si veda Il Sole 24 Ore di Lunedì 14 giugno).

Una norma tutta nuova è invece quella che introduce un credito d’imposta a favore dei privati (persone fisiche) che fanno interventi di manutenzione, protezione o restauro di immobili di interesse storico-artistico (tutelati dal Dlgs 42/2004), purché non destinati ad attività d’impresa. Il bonus è pari al 50% delle spese rimaste a carico del committente e può arrivare a un massimo di 100mila euro. Può essere ceduto, anche in parte e alle banche. E non è cumulabile con altri contributi o finanziamenti pubblici né con la detrazione del 19% sugli immobili vincolati.

Fin qui tutto bene, anche se servirà un decreto dei Beni culturali di concerto con l’Economia per le regole di dettaglio. Il problema, però, sono le risorse: appena un milione di euro per il 2021 e un altro per il 2022. A conti fatti, una ventina di interventi, sfruttando a pieno il bonus. Proprio questa scarsità di fondi rischia di disincentivare le domande per il nuovo credito d’imposta.

Sempre in tema di lavori, con la conversione spunta un’indicazione per gli enti locali: nell’ambito delle convenzioni accessorie al permesso di costruire nuove case, bisognerà dare precedenza – tra le opere a scomputo dagli oneri di urbanizzazione primaria – a quelle che assicurano il collegamento in fibra ottica tra l’edificio e il nodo di connessione più vicino.

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