Condominio

Così i balconi prefabbricati si montano su facciate esistenti

Le soluzioni sono due: i balconi autoportanti o quelli modulari, che poggiano su una struttura che parte da terra e si ripropone a piani differenti

di Maria Chiara Voci

Protagonista del lockdown dello scorso anno, è stato anche l’oggetto più desiderato per chi ne era privo. Il balcone è lo spazio in più della casa che può fare la differenza e che, soprattutto in questo momento può cambiare il valore di un’abitazione sul mercato. Ma se un edificio esistente è privo di uscite verso l’esterno ai piani rialzati, è possibile in qualche modo rimediare? Gli esempi pratici non mancano e sono più frequenti di quanto si pensi.

Partiamo però da una proiezione nel futuro. In Spagna, in autunno, la compagnia di assicurazioni Asemas ha lanciato un concorso di idee che invitava i progettisti a immaginare “l’architettura del giorno dopo”. Fra i finalisti, c’è stato chi ha immaginato di progettare proprio un balcone modulabile. “StayHome” dell’architetto Luis Quintano è, infatti, un prototipo prefabbricato per installare moduli aggiuntivi sulle facciate di edifici esistenti. Numerose le possibilità di configurazione. Un sistema pensato per essere flessibile e per adattarsi a contesti via via differenti: i balconi, infatti, sono immaginati in versione singola o doppia, coperti o all’aperto, completi di fioriere, tende da sole, altre tende o luci. Un esercizio di fantasia, che certo ha sollevato diverse reazioni, più o meno critiche. Ma che apre un nuovo tema per l’architettura.

Soluzioni a disposizione
Passando dalle suggestioni a soluzioni già operative, a proporre sistemi prefabbricati per balconi in legno o acciaio sono diverse aziende, operative anche in Italia. Come spiegano i tecnici, affrontare un lavoro per inserire i balconi in un immobile già costruito è possibile, ma va valutato il contesto.

Più facile intervenire, come è intuibile, su fabbricati non d’epoca, magari sfruttando anche l’occasione di una ristrutturazione completa, che ne ridisegna la facciata. Tuttavia, a seconda del prodotto scelto, non c’è di base una tipologia di edificio su cui in assoluto non si possa intervenire. Le soluzioni sono due: i balconi autoportanti o quelli modulari, che poggiano su una struttura che parte da terra e si ripropone a piani differenti. Fra le imprese che propongono soluzioni, la bolognese Aluscalae ha in catalogo un monoblocco in alluminio da agganciare alle facciate; l’altoatesina Balconi Zanon da vent’anni è specializzata in balconi autoportanti in legno, adattabili a diversi tipi di facciate; la Leeb propone soluzioni autoportanti o modulari, in materiali diversi, anche per edifici su più piani.

In mansarda
Per chi vive in appartamenti mansardati, infine, aziende come Velux o Fakro hanno studiato sistemi di “finestre-balcone”, inseribili in coperture a falda e composte da un’apertura a vasistas e da un elemento apribile dotato di ringhiera.

Questo piccolo manufatto non incrementa la volumetria (e dunque è facile da installare) e oltretutto, grazie al doppio vetro apribile, garantisce più luce e maggiore ventilazione. La tecnologia messa a punto per gli ultimi piani delle case è il prodromo a infissi (che già esistono, anche se non sono di comune uso) capaci di ribaltarsi e di aprirsi in balconi. Soluzioni che troveranno applicazione anche nei centri delle nostre città?

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