Condominio

Assemblee online unica via sicura per deliberare in tempi di Covid

Il condomino che si oppone si assuma la responsabilità di bloccare l’attività condominiale

di Andrea Tolomelli – Presidente Abiconf

Le videoconferenze sono l'unico modo sicuro per gestire le assemblee di condominio nell'attuale periodo di emergenza sanitaria ed in questo abnorme intrigo legislativo che costantemente e lacunosamente omette di riferirsi specificatamente alle medesime. Le assemblee sono, difatti, una realtà quotidiana e dovrebbero essere specificatamente disciplinate, soprattutto in considerazione del numero di persone coinvolte e dei rischi di diffusione del virus indipendentemente dalle normali precauzioni attuabili.

Le difficoltà di gestione
Non è difatti il problema lo spazio “sanificato” o l'utilizzo delle mascherine di protezione ma la gestione dell'evento. Evitare contatti, passaggi di carte, ed anche mantenere i posti assegnati è estremamente difficile in luoghi grossolanamente attrezzati (si pensi solo ai problemi di acustica soprattutto rispetto a spazi ampi ed a persone anziane). Del resto è nel quotidiano ascoltare la discussione in merito alla riapertura di cinema e teatri dove tra l'altro lo spettatore non è chiamato ad interagire a differenza dell'assemblea di condominio.

Le Faq
Gli amministratori di condominio sono ormai da oltre un anno chiamati a confrontarsi con norme che si accavallano l'una con l'altra e nell'assenza di chiarezza per alcuni non rimane che riferirsi a questo nuovo legislatore occulto che è il compilatore delle Faq. Ma ciò è davvero possibile in uno stato di diritto? Lo stato d'emergenza ha forse cambiato i normali criteri di interpretazione delle norme e di loro redazione?Ricordo che, le assemblee sono state assimilate - da un'ormai datata circolare del ministero dell'Interno del 20 ottobre 2020 - alle riunioni private distinguendole così dai convegni ed eventi, generalmente vietati.

Il Dpcm in arrivo e gli inasprimenti regionali
Orbene, negli ultimi Dpcm, ed anche in quello del 14 gennaio 2021 all'articolo 10 lettera “o” è costante la riaffermazione che le riunioni private devono tenersi in preferenza in modalità a distanza. Anzi più precisamente: «è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza».Da alcune bozze del prossimo Dpcm che il Governo Draghi a breve emetterà pare che, la previsione verrà riproposta per le cosiddette “zone gialle”, non sapendo cosa accadrà per quelle “arancioni e rosse”.

Una forte raccomandazione va letta come un chiaro segnale di pericolo (per noi e per gli altri). La questione è poi ancor più complicata dalle ordinanze regionali che possono innalzare le restrizioni con le cosiddette sfumature di arancio- arancio rafforzato in caso di preoccupante innalzamento degli indici di contagio. Se leggiamo la recente ordinanza Bonaccini per la città metropolitana di Bologna e comuni limitrofi (ricadenti nel territorio dell'Ausl di Bologna), questa prevede specifiche misure di restrizione fino al 14 marzo 2021 ed in particolare: «sono ammessi gli spostamenti motivati da comprovate situazioni lavorative di necessità ovvero per motivi di salute».

L’assemblea ed i motivi di necessità
Ora partecipare ad un'assemblea di condominio è un motivo di necessità per i condomini? La necessità sulla base di cosa va valutata? E soprattutto non dovrebbe essere rapportata in relazione all'eccezionale periodo delineato temporalmente e nel caso specifico al 14 di marzo prossimo venturo? Ormai l'interprete del diritto – in questo susseguirsi di procedimenti emergenziali - non ha più certezze alle quali rapportarsi.Pertanto, nell'ambito assembleare l'unica soluzione effettivamente percorribile è quella delle video assemblee recentemente ammesse e disciplinate dal nuovo articolo 66 delle disposizioni di attuazione al Codice civile.La norma però richiede un preventivo consenso di maggioranza.

E dunque che fare in caso di mancato consenso? L'amministratore rischia una responsabilità per inadempimento se non convoca l'assemblea? Non c'è purtroppo una soluzione univoca. Va però considerato che chi non dà il consenso all'assemblea on line si assume implicitamente la responsabilità di non permettere la convocazione dell'organo assembleare nell'attuale situazione d'insicurezza sanitaria. Argomentando diversamente, rischieremmo di privilegiare la posizione oltranzista di chi non consente all'assemblea in videoconferenza per paura, non conoscenza dello strumento informatico o non possesso dello stesso, rispetto a chi teme per la propria salute e, viceversa, esprime il consenso e non vuole partecipare in presenza. Quale diritto dovrà prevalere? In entrambi i casi c'è la possibilità di delegare.

Conclusioni
Pertanto ad avviso di chi scrive il diritto alla salute e la tutela alla pubblica salute– specie in una situazione di pandemia – dovranno prevalere ed orientare ogni eventuale decisione della magistratura. Gli amministratori non possono divenire responsabili della sicurezza per la gestione dei consessi assembleari, non ne hanno generalmente comprovate capacità e non gli si può richiedere un'assunzione di responsabilità in tal senso. Dunque, chi potrà mai garantire che, per una assemblea in sicurezza sono stati effettivamente adottati tutti gli accorgimenti necessari ed attuabili?L a situazione di crisi sanitaria purtroppo avrà tempi lunghi e se i condomini vorranno avere qualche possibilità di avviare le procedure per lavori detraibili fiscalmente dovranno necessariamente convergere sullo strumento informatico. Infatti, non basterà una sola riunione per prendere tutte le decisioni ma ne occorrono diverse.

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