Condominio

Covid e attesa 110% frenano l’edilizia

di Giorgio Santilli

«Le ragioni della flessione sono da imputare certamente alla crisi pandemica ma una causa concorrente della contrazione dell’attività di manutenzione straordinaria risiede anche nel fatto che nel corso del 2020 è arrivato sul mercato l’incentivo del superbonus 110% rispetto al quale diverse attività di manutenzione straordinaria sono state comprensibilmente differite in attesa del pieno avvio del percorso attuativo che prelude all’operatività del nuovo incentivo». Le flessioni di cui parla il rapporto annuale Cresme-Camera dei deputati presentato ieri alla commissione Ambiente di Montecitorio è quello degli investimenti in manutenzione edilizia straordinaria indotte dai bonus fiscali del 50% per le ristrutturazioni e del 65% per il risparmio energetico. Per la seconda volta nei 22 anni di bonus fiscali per il recupero edilizio (furono inventati nel 1998 dal governo Prodi) nel 2020 c’è stato un drastico calo: le domande presentate passeranno da 1.763.198 a 1.519.863 (-13,8%), gli investimenti generati dagli incentivi sono calati da 28,762 miliardi a 25,105 (12,7%). La stima del Cresme è fatta sui dati aggiornati a settembre. Poiché l’attività di manutenzione straordinaria collegata alle detrazioni fiscali rappresentano intorno al 54% dell’intero mercato della ristrutturazione edilizia, ne deriva che il calo riguarda l’intero settore.

La contrazione complessiva stimata dal Cresme è del 10,4% e bisogna considerare che stiamo parlando di un comparto trainante dell’intera edilizia e in forte ascesa anche negli ultimi anni. Quindi una battuta d’arresto clamorosa, superiore, per altro, anche rispetto al calo delle nuove costruzioni (-7,4%).

Va anche ricordato che solo nel 2015 c’era stata una riduzione analoga nell’utilizzo degli incentivi fiscali per il recupero abitativo che hanno fatto, dal 1998 a oggi, un pezzo di storia d’Italia: le domande presentate in questi 22 anni sono state in tutto 21.042.943, gli investimenti finanziati dal Fisco 346,4 miliardi.

L’analisi dei dati mensili è particolarmente utile stavolta anche per capire se a frenare sia stato più il lockdown da Covid o le attese generate dal Superbonus varato dal governo con il decreto rilancio di maggio. Mentre nel primo trimestre l’andamento rispetto al 2019 era ancora positivo e a marzo - primo mese di lockdown - si è registrato addirittura un +15,9% delle domande pervenute, la frenata parte da aprile, quando il confronto dava un -13,3%.

A maggio le prime voci sul superbonus e la decisione del governo: la caduta delle domande di incentivi è verticale, un record storico, -57,9%, seguito da un -42,6% del mese di giugno. Poi la situazione si raffredda nei mesi estivi, dove certamente pesa anche il miglioramento generale della situazione pandemica e si registrano un -7,4% a luglio e un-4,6% ad agosto. Ripresina a settembre con +6,5%.

Ma lo studio Cresme-Camera dei deputati ha affrontato il Superbonus 110% proposto e messo a punto in origine dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro anche sotto il profilo delle enormi potenzialità di impatto sul mercato delle costruzioni. Il dato più interessante, anche rispetto alla partita politica che si gioca oggi dentro il governo sulla proroga del termine di conclusione dell’incentivo (fissato per ora al 2021), è quello che confronta la crescita di mercato indotta dal 110%, quantificata in 2,4 miliardi di lavori a quadro giuridico attuale (con la conferma della scadenza al 2021), con la crescita complessiva che si registrerebbe con la proroga al 2022, quantificata in lavori per 1,6 miliardi nel 2021 e per 6,4 miliardi nel 2022.

La differenza è quindi quantificata in 5,6 miliardi di lavori aggiuntivi indotti dalla proroga. Il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, ha già spiegato in passato che il superbonus 110% ha bisogno di tempo per esplicare tutti i suoi effetti e sconta inevitabilmente una difficoltà nel periodo di rodaggio, sia nelle decisioni delle famiglie che nell’organizzazione dell’offerta. Senza un allungamento dei tempi è certo che si perderà una quota consistente del potenziale dell’incentivo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©