Condominio

Teleassemblee, basta con le chiusure e la diffidenza dei proprietari verso gli amministratori

di Daniela Zeba

Si può restare interdetti di fronte alla posizione radicale, di assoluta contrarietà, assunta da rappresentanti della proprietà immobiliare, nei riguardi dell' assemblea online.
Affermazioni che arrivano a dire addirittura che l'assemblea in videoconferenza “lede gravemente i diritti di tutti i condòmini e, in particolare, quelli dei soggetti più fragili: anziani e famiglie meno abbienti”, sembrano essere il segno di un retaggio culturale si sostanzia, da un lato, nella contrapposizione di interessi tra condòmini e amministratori (che dovrebbe ormai essere superata) e, dall'altro, nella sottovalutazione delle capacità di adattamento alle nuove tecnologie da parte degli italiani che vivono in condominio.

Posso supporre che di base vi sia la volontà di proteggere i proprietari, adottando la stessa logica che ha generato la legge 220/2012, ma questa strategia non è idonea a soddisfare i reali bisogni dei condòmini, anche e soprattutto in questo momento emergenziale, in cui sarebbe opportuno favorire la condivisione di obiettivi e la possibilità di riunirsi serenamente ed in sicurezza da possibili contagi, per decidere il futuro del patrimonio immobiliare italiano, cogliendo le opportunità dei bonus e superbonus.

Il problema non è lo strumento in sè, la discriminazione nella partecipazione oppure “l'aggravio dei costi” (assolutamente insignificante, considerando quanto siano diffusi gli strumenti telematici: in famiglia ce n’è sempre almeno uno) perché l'assemblea online è attualmente lo strumento più democratico semplice in assoluto, permettendo contemporaneamente il collegamento da PC, da smartphone o semplicemente da telefono, proprio a chi, di fatto, non ha possibilità di presenziare fisicamente in assemblea: malati, persone in quarantena, portatori di handicap, fuori sede, appartenenti alle zone rosse e/o arancioni e anziani (molto più evoluti di quello che si vorrebbe far pensare grazie all'aiuto di figli e nipoti, costretti dalla DAD ad avere confidenza con lo stesso strumento).

Tanti condòmini sono forse tecnologicamente più pronti di tanti amministratori, questa è la realtà.Il problema riguarda piuttosto i rapporti di forze interni all'istituto del condominio.La motivazione di tale accanita resistenza al nuovo, rappresentato dall'assemblea telematica, è quindi più sottile e ha una matrice politico-culturale che vuole l'amministratore in rapporto di sudditanza rispetto alla proprietà .

Non è un mistero che le associazioni dei proprietari siano state sempre diffidenti nei confronti degli amministratori (specie se professionisti e preparati), a vantaggio della figura del cosiddetto amministratore interno (sconosciuto prima della riforma), senza alcun obbligo di titolo di studio, formazione ed aggiornamento.

L'assemblea online molto probabilmente metterebbe in crisi i tanti amministratori occasionali a vantaggio degli amministratori professionisti moderni, strutturati e preparati, in grado di gestire assemblee online (o miste) ed acquisire quindi più fiducia ed autorevolezza agli occhi dei condòmini.

In un contesto moderno però, si deve superare la logica della diffidenza e della contrapposizione e si deve agire per una corretta informazione, aiutando i condòmini ad evolversi. In questo contesto moderno, l'amministratore di condominio, se è un vero professionista, preparato e formato, non è il nemico, ma l'alleato migliore del condómino con cui costruire un rapporto nuovo e oserei dire rivoluzionario per raggiungere obiettivi di reciproco (non più contrapposto) interesse. Oggi occorrono amministratori manager in grado di gestire appalti da milioni di euro, guidare team di lavoro complessi, coordinare professionisti, intrattenere rapporti con banche o general contractor e farne partecipi i condomini con competenza ed autorevolezza.

Questo è il presente, e sarà la base per un futuro che porterà inevitabilmente alla trasformazione del tradizionale rapporto di mandato in un vero e più realistico rapporto contrattuale in cui le parti responsabilmente si accorderanno su obiettivi, prezzi, modalità e durata del servizio.

Questo è il futuro che speriamo possa concretizzarsi prima del previsto, grazie paradossalmente, alla pandemia, che si è rivelata un acceleratore di cambiamenti, impensabili fino a qualche mese fa.

Rendere più agevole la possibilità dell'assemblea online, passando dal consenso unanime alla maggioranza dei condòmini, così come previsto nell'emendamento approvato per ora solo dal Senato (nella legge di conversione del DL 125/2020) rappresenta quindi un passo avanti.

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