Condominio

L’amministratore condominiale deve curare il patrimonio abitativo italiano come un medico

Necessario un patto generazionale: quando l’immobile passa ai più giovani, questi lo ristrutturano e migliorano

di Jorge A.L. Lamia

Volevo condividere con gli amici, colleghi, quanto in questi ultimi tempi Il Sole 24 Ore ha scritto e ha diffuso con massima partecipazione in relazione al superbonus 110% .
C'è un intruso da allontanare una volta per tutte, una parola insidiosa che ricompare ogni volta che in Italia si verifica una causa. Parlo del fantasma sempre evocato della fatalità. Di fatale c'è solo che la situazione del patrimonio immobiliare e condominiale risale in alcune città in periodi remoti, che inficiano tecnologie migliorative.

Ma noi abbiamo una grande forza, una forza che la stessa natura ci ha dato in dono: l'intelligenza. Parlare di fatalità è fare un torto all'intelletto umano. La storia insegna: ci siamo sempre difesi, con porti, dighe, argini, case e con la medicina. Tocca a noi, al senso di responsabilità, investire la giusta energia nella messa in sicurezza delle nostre case. Che poi siamo noi stessi, perché se cerchi l'uomo trovi sempre una casa. La casa è il luogo della fiducia, il rifugio dalle paure e dalle insicurezze. Molto di più che un semplice riparo dal freddo e dalla pioggia.Non possiamo più allargare le braccia invocando l'ineluttabilità del destino. Questo comportamento è un insulto alla natura stessa: quella dell'uomo. Che, per l'appunto, è homo sapiens.«Abbiamo il dovere di rendere meno fragile la bellezza dell'Italia ingentilita e antropizzata dai nostri antenati». Deve entrare in modo permanente nelle nostre coscienze ancora prima che nelle leggi, parlo del dovere di rendere nel curare e investire il ruolo dell'amministratore condominiale.

Un piano generazionale
Cosa fare? Rendiamo sicuro un patrimonio insicuro che sono le nostre case. Credo si debba guardare lontano. Penso a un progetto di lungo respiro, a un piano generazionale che duri cinquant'anni. Bisogna intervenire con sgravi e incentivi nei passaggi generazionali, quando passa in eredità la casa dei nonni e la nuova generazione è più interessata a ristrutturarla. E in quel momento bisogna pensare all'edificio. Per far partire questo grande cantiere si comincia applicando la scienza della diagnosi condominiale, che è precisa, oggettiva, per l'appunto scientifica.

Come un bravo medico fa la diagnosi prima di prescrivere una cura o consigliare un'operazione, la diagnosi consente anche nelle case d'intervenire solo dove è necessario. Più la diagnosi è puntuale e meno l'intervento è invasivo e costoso, oggi abbiamo tutti gli strumenti per farlo. Non siamo un Paese del terzo mondo, anche se spesso facciamo di tutto per sembrarlo. Con un approccio diagnostico si esce dal campo delle opinioni e si entra in quello delle certezze scientifiche. Ci vuole un cambiamento culturale che abbandoni l'oscurantismo.

Il ruolo dell’amministratore condominiale
Per questo dico che la figura dell'amministratore condominiale deve appartenere a un ordine collegiale: questa è un'operazione sottile che implica pazienza, determinazione e continuità. Penso a questa figura come un amministratore condominiale condotto, una sorta di medico che si preoccupa di curare non le persone malate ma gli edifici malandati e a tutte le sue innovazioni, migliorative applicando norme vigenti e proponendo nuove normative. Essere un amministratore condominiale condotto insegna una cosa importantissima: l'arte di ascoltare e di trovare la soluzione. Per questo occorrono diagnostica e microchirurgia e non la ruspa o il piccone.

L'idea è quella di creare il suo ruolo, la leggerezza come dimensione tecnica, amministrativa e giuridica e nel contempo umana.Quello che vogliamo fare per rendere fattibile da parte vostra non è nella teoria, proporre alle istituzioni e al Governo la funzione di un modello. Si può fare, credetemi, e bisogna farlo.Il nostro è un paese bellissimo ma fragile. La nostra bellezza è un valore profondo al quale troppi di noi si sono assuefatti e non la colgono più. In Italia la bellezza è così straordinariamente diffusa che è diventata assuefazione, la gente la vive con distrazione, senza accorgersene.Ma il mondo ci guarda come eredi scriteriati e ha ragione perché la fenomenale bellezza dell'Italia storica non appartiene solo a noi, è un patrimonio dell'umanità. Siamo eredi indegni perché non lo proteggiamo a dovere. Serve una svolta culturale, abbiamo il dovere di rendere meno fragile la bellezza dell'Italia ingentilita e antropizzata dai nostri antenati. Un bene comune la cui responsabilità è collettiva.

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