Condominio

Interrogazione al ministro della Giustizia sulle teleassemblee

È stata presentata dalla deputata pentastellata D’Orso

di Rosario Dolce

Agli atti della Camera dei deputati è stata presentata ieri una «interrogazione a risposta scritta» al ministro della Giustizia, a firma dell'onorevole Valentina D'Orso (M5S), la numero 4-07334, in tema di assemblee condominiali telematiche.

Il testo
Con tale istanza si intende chiedere di conoscere quale iniziative istituzionali si vorranno adottare per supplire all'incertezza giuridica venutasi a creare con il comma 6 del novellato articolo 66 delle disposizioni di attuazione al Codice civile, da parte della legge 126/2020 (la quale, giova rammentare, prevede che: «Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, previo consenso di tutti i condomini, la partecipazione all'assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza. In tal caso, il verbale, redatto dal segretario e sottoscritto dal presidente, è trasmesso all'amministratore e a tutti i condomini con le medesime formalità previste per la convocazione»).

I dubbi sollevati dalla previsione normativa
La nuova norma, in particolare, è stata definita nella interrogazione come “ambigua”.L'incertezza discenderebbe dalla alternatività posta dal tenore letterale del disposto, siccome mal formulato.In effetti, «l'ambiguità più rilevante è prodotta dall'inciso con cui la norma si apre «Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale», il quale lascia intendere che la possibilità e la disciplina delle tele-assemblee possa o, forse meglio, debba essere espressamente prevista nel regolamento condominiale e, solo ove non sia ivi prevista e disciplinata, il ricorso ad essa possa essere adottato previa acquisizione del consenso da parte di tutti i condomini.

Ebbene, è evidente come sia più agevole per la vita condominiale l'introduzione di una modifica al regolamento che richiede la maggioranza di cui all'articolo 1136, comma II, Codice civile (ovvero la metà degli intervenuti che rappresentino almeno la metà delle quote millesimali) che acquisire l'unanimità, peraltro con modalità non opportunamente precisate nella norma. Tuttavia, tale ultima possibilità presuppone pur sempre la convocazione di un'assemblea in presenza che deliberi sulla modifica del regolamento, in un momento in cui il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 raccomanda «fortemente» di svolgere tutte le riunioni private in modalità a distanza.

Ancora: «considerata la difficoltà, in tempi di coronavirus, di organizzare un'assemblea condominiale in presenza, sarebbe stato più opportuno apportare una disciplina normativa snella ma completa che, nell'autorizzare lo svolgimento dell'assemblea condominiale a distanza a prescindere dalla sussistenza di una clausola del regolamento condominiale che la preveda espressamente, regolamentasse i presupposti e requisiti minimi per assicurarne la regolare costituzione e garantire la validità delle deliberazioni assunte in seno alla stessa».

Le richieste poste al ministro
Alla stregua di quanto sopra, con il provvedimento in disamina è stato chiesto al ministro della Giustizia di illustrare quali iniziative di competenza, anche normative ove occorrenti, ritenga opportuno adottare al fine di porre rimedio a tali criticità interpretative e applicative.L'intento, in tal caso, è e rimane quello di agevolare lo svolgimento dell'assemblea condominiale anche da remoto, in modo da garantire l'effettività del dibattito e la concreta collegialità del consesso condominiale nell'interesse comune dei partecipanti, sì da evitare inutili contenziosi e soprattutto semplificare l'adozione delle delibere relative agli interventi di cui all'articolo 119 del Dl 34/2020.


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