Condominio

Superbonus 110%, banche in manovra per rilevare il credito

I maggiori gruppi bancari stanno predisponendo prodotti specifici per soddisfare le offerte di cessione del credito d’imposta che partiranno quando il quadro del superbonus del 110% sarà finalmente chiaro

di Saverio Fossati

L’impressione è che il contribuente farà fatica a scegliere tra le molte offerte. Tutti i maggiori gruppi bancari tra quelli interpellati dal Sole 24 Ore (ma anche, probabilmente gli istituti di credito minori) stanno predisponendo prodotti specifici per soddisfare la voglia di cessione del credito d’imposta che dovrebbe sorgere quando il quadro del superbonus del 110% sarà finalmente chiaro.

Nessuno, infatti, scopre le carte, soprattutto perché si attendono la conversione in legge (anche se venerdì il quadro normativo ha ormai preso corpo), i provvedimenti attuativi dell’agenzia delle Entrate e il decreto del Mise. Ma soprattutto per non rivelare le condizioni che verranno offerte per rilevare la “banconota fiscale” garantita dallo Stato.

Chi scende in campo

Come anticipato sul focus del 1° luglio scorso dedicato al 110%, tutte le banche sono pronte a muoversi ma con riserva di conoscere dalle Entrate i dettagli tecnici delle operazioni. Questa la risposta di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Carige e Bnl. Unicredit, in particolare, tra le più attive nel mercato dell’ecobonus, ha confermato di aver erogato nei mesi precedenti al lockdown circa 171 finanziamenti per un importo totale di 39 milioni di euro. Sul plafond disponibile, comunque, tutti abbottonati.

Certo è che si parla di tanti soldi, perché un intervento pesante come quelli prospettati dal Dl 34/2020 presuppone da 500mila euro a un milione a condominio. L’intervento di chi anticipa il denaro fresco alle imprese è quasi indispensabile per far funzionare il complesso meccanismo del 110%, che molti condòmini vedono un po’ ingenuamente come la possibilità aperta a tutti di usare i soldi dello Stato per pagarsi la riqualificazione energetica.

In realtà ben pochi condomìni hanno la forza di organizzarsi da soli, scegliendo l’impresa e gestendo la cessione del credito (che oltretutto è rimessa alla libera scelta di ciascun condòmino: è lui e non il condominio il vero titolare del bonus fiscale).

Chiavi in mano

Gli operatori del credito stanno preparando prodotti articolati per contribuenti e imprese ma la loro azione si esprime anche in accordi con general contractor o arranger che propongono soluzioni chiavi in mano ai condomìni e ai proprietari di interi edifici, coordinando scelta dell’intervento, ricerca delle imprese, cessione del credito, asseverazioni e visti di conformità. Un veterano in questo settore è Alessandro Ponti, fondatore di Harley&Dikkinson (la partnership con Eni gas eluce ha già portato nel 2019 a grossi risultati con le formule di cessione del credito precedenti al 110%: 130 cantieri,110 milioni di lavori e crediti ceduti per 70 milioni), che da mesi sta lavorando al suo progetto coinvolgendo parecchie banche: «Tutti gli istituti hanno capito la complessità e l’importanza dell’occasione - spiega Ponti -. Per questo stiamo trattando con Montepaschi, Unicredit, Iccrea, Banca di Piacenza, Banco Bpm, Crédit Agricole, Bp Lazio, Creval e Banca di Ragusa. Abbiamo trovato grande disponibilità e ormai stanno affinando i sistemi interni, con sicuro interesse per questo mercato». Questi gruppi bancari, afferma Ponti, potrebbero garantire almeno 10 miliardi di plafond per la cessione dei crediti fiscali se tutti questi accordi verranno conclusi.

Altra soluzione è quella di Build your credit. Il dg Cristiano Spaggiari spiega che si tratta di un’attività di general contractor: «Ci occupiamo di tutto: certificati, ricerche dei fornitori, direzione cantiere, progettazione e subappalto dei lavori». Build your credit (che fa parte di My credit Spa, società specializzata nell'investimento e nella valorizzazione di asset e portafogli Npl e Utp secured ) è una società di costruzioni specializzata nel valorizzare e portare a termine cantieri già iniziati o da realizzare completamente. I fondi, spiega Spaggiari, vengono dagli investitori istituzionali che grazie al questo modo di operare sono sollevati dalla valutazione del merito creditizio dell’impresa che cede il credito: «Se ci sono problemi (una certificazione fatta male, un prezzo non congruo) la cessione si ferma da noi. Valutiamo il credito utilizzando parametri oggettivi, quali per esempio il prezzario Dei. E lo stesso facciamo con i nostri fornitori. Il nostro ruolo è comunque di garanzia verso gli investitori e i committenti. Quindi non possiamo avvalerci di imprese poco serie o strutturalmente inadeguate».

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