Condominio

Nei rapporti tra banca e impresa il nodo da sciogliere per il superbonus del 110%

Il dubbio nasce da come e a quali condizioni verranno attribuiti i crediti fiscali e a quali condizioni le banche potranno acquistarli

di Glauco Bisso

Missione difficile, se non impossibile, che il superbonus permetta di rifare casa a somma zero, per lo meno con la formula attuale del Decreto Rilancio. Il dubbio nasce, come sempre é avvenuto per gli incentivi per l'efficientamento energetico, da come e a quali condizioni verranno attribuiti i crediti fiscali.

Se il primo passo é il progetto, che permetta di raggiungere l'obiettivo del salto delle due classi energetiche o della più alta raggiungibile, la definizione dei prezzi di capitolato, con l'adozione di materiali CAM, quello successivo e più difficile è l'individuazione dell'impresa, che accetti di non far pagare nulla al condominio, perché ottiene il finanziamento dalle banche.

La banca
La banca dovrà infatti valutare:
1) l'incertezza che l'impresa completi davvero i lavori;
2) che questi siano poi conformi per progettazione, esecuzione e collaudo al previsto;
3) che sia posibile per l'istituto finanziario, in ragione dei propri utili, compensare il credito fiscale con imposte da pagare nei cinque anni successivi;
4) che la remunerazione del 2 % annuo, senza capitalizzazione degli interessi - per dare 100 e ottenere 110 - sia davvero remunerativa rispetto ad alternative sul mercato finanziario;
5) che il credito fiscale, una volta acquisito, non ulteriormente cedibile, diventi svantaggioso, qualora le condizioni aziendali e di mercato mutino.

A frenare la creazione del processi aziendali necessari alla gestione dei crediti fiscali, il fatto che il super bonus è misura straordinaria, destinata a cessare. Per ridurre i rischi e ottimizzare il risultato la banca finanzierà solo le grandi imprese, per operazioni davvero consistenti, e non i piccoli lavori per cui i margini siano limitati a fronte di uguali rischi.

Per ridurre i rischi e ottimizzare il risultato la banca finanzierà solo le grandi imprese, per operazioni davvero consistenti, e non i piccoli lavori per cui i margini siano limitati. Comunque esclusi i piccoli condomìni. È del resto impossibile che il finanziamento sia per importi così rilevanti concesso al condominio o alla persona fisica.


L’impresa
Se l'impresa iniziasse i lavori nel mese di agosto, dopo la conversione in legge del Decreto Rilancio - il provvedimento si affaccia in aula in parlamento il 24 di giugno - questa dovrebbe ricorrere subito al credito bancario, per i lavori sino al 31 dicembre 2020, per essere pagata a marzo del 2020. Ancor di più per i lavori eseguiti nell'anno 2021, liquidi i crediti solo nel marzo del 2022.

Per tutto il periodo, tutta l'attività dell'impresa dipenderebbe dal finanziamento, limitando di fatto la possibilità di acquisire lavori e rendendo l'altissimo indebitamento davvero elevato il rischio della gestione.

Facile quindi prevedere che solo le grandi imprese potranno accedere ai finanziamenti necessari e che, di conseguenza, diventeranno “appaltatori principali”, riducendo il prezzo verso chi opera in subappalto di quanto necessario a compensare il proprio ruolo. L'impresa che esegue direttamente il lavoro sarà costretta ad operare al massimo ribasso, limitando l'impatto di ogni fattore della produzione, pur di ottenere comunque il lavoro.

Le possibili alternative
Pochi ma rilevanti i suggerimenti affinché una buona idea come il superbonus a somma zero, effettivamente si realizzi. Liquidazione del credito fiscale, mese per mese, in modo da poter ottenere il pagamento immediato dei crediti fiscali, ceduti dall'impresa alle banche o ad altri soggetti.

Prolungamento del superbonus a cinque anni, in modo da permettere ai medesimi di poter compensare il credito acquistato, in un periodo più lungo, con certezza che la compensazione con le imposte da pagare. in ragione degli utili conseguiti, sia sempre possibile.

Innalzamento del superbonus al 120%, come inizialmente ipotizzato, in modo da evitare che sia remunerato non solo l'aspetto finanziario, ma lo sia anche l'assunzione del rischio del finanziatore, rispetto alla riuscita dell'intervento e dato adeguato margine alle imprese che lavorano in subappalto.

Il rischio è che a rimetterci saranno le imprese medio piccole, con utili falcidiati, o più probabilmente, i proprietari, la cui propensione alla spesa, per le aspettative negative, é, quella sì, prossima allo zero.

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