Condominio

Il coronavirus come occasione per compattare la categoria

Sono troppe le associazioni e ancora distanti da una federazione che dovrebbe farle parlare con una voce sola

di Francesco Schena

Le associazioni degli amministratori di condominio non sono poche, anzi, la loro numerosità ha spesso destato critiche. Tuttavia, l'eccesso di pluralismo ha anche sortito speranze di crescita: essere in tanti può essere una ricchezza, può significare realizzare costrutti più complessi e completi rispetto alle variegate esigenze dei professionisti che si rappresentano. A patto, però, che vi sia la supremazia della “categoria” e non della sigla.

L’occasione offerta dall’emergenza sanitaria
In questa tragedia del Covid-19 che ci occupa ormai da mesi, in molti hanno capito la necessità di cambiare visione delle cose e prospettiva delle analisi perché probabilmente niente, o poco, sarà più come prima quando questa emergenza avrà fine.
L'hanno capito in molti, ma non tutti.

Associazioni in ordine sparso
Le decine di associazioni, infatti, al netto di qualche iniziativa di quattro o cinque sigle, hanno, ancora una volta, pensato di agire in perfetta solitudine. Ognuna con la sua lettera al Governo, ognuna con il suo comunicato stampa, ognuna con una sua proposta. Insomma, in perfetto stile anarchico ormai cristallizzato da circa trent'anni, ognuna che scrive in nome e per conto dei propri iscritti ma non della categoria, il tutto con un risultato prossimo allo zero.

Non si è avuta nemmeno la forza di far inserire il codice Ateco 68.32.00 nelle attività consentite nonostante si sia dato il via agli studi professionali, sebbene con tutte le misure di cautela del caso.

Gli elementi in comune
Eppure, a voler spulciare le carte, un filo rosso che accomuna le associazioni esiste. Tutte o quasi, prevedono da statuto la tutela e il riconoscimento giuridico della categoria che rappresentano e tanto dovrebbe bastare a cambiare atteggiamento. E invece, nostro malgrado, assistiamo ad un indecoroso antagonismo, alla corsa ad occupare le prime pagine delle testate specializzate, all'ostentazione di un vacuo potere, alla demarcazione dell'io, all'ennesimo tentativo di sentirsi la madrepatria degli amministratori.

Di federazioni nel passato se ne sono costituite tante e tutte, puntualmente, si sono risolte in un fallimento assoluto. Ma questa volta era diverso. Questa volta si poteva e si doveva fare di più per dare davvero onore, orgoglio e visibilità ad una intera categoria che tutto questo si merita.

L’invito a federarsi
E allora, fate uno sforzo, date fondo alle vostre capacità per superare il protezionismo di casa propria. Date un segnale di coesione, unitevi, federatevi, siate gli artefici di un nuovo urbanesimo della professione.Alle associazioni più antiche, che di questo si vantano in ogni dove, dico di dimostrare di non essere soltanto antiche ma anche sagge. Prendete l'iniziativa, siate capaci di guardare alle opportunità di questa cesura storica. Siate capaci di guardare ad un futuro diverso. Riunitevi e proponente un nuovo manifesto della categoria ma che sia unico, fate di questa tragedia l'occasione per essere diversi domani. Proponente una riforma del codice e della professione al passo con i tempi. Siate un fronte comune.

Le associazioni storiche hanno il dovere di avvertire questa esigenza, hanno il dovere di provarci, magari con l'aiuto del Sole 24 Ore che già in passato è riuscito in questi intenti . Date luogo ad un inizio, anche partendo dalle prime dieci associazioni più rappresentative, ma fatelo. Sappiate essere precorritrici del cambiamento e la storia saprà esservi riconoscente.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©