Condominio

Home restaurant, dopo la sentenza che blocca la Scia la Fipe sollecita una norma

«Per aprire l’attività serve la Scia. La sentenza emessa nel luglio scorso a San Miniato non fa giurisprudenza nazionale»

di Annarita D’Ambrosio

Una lacuna normativa che inizia a pesare. Ha sollecitato chiarezza sull’avvio dell’attività di home restaurant il Fipe, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, dopo la pronuncia del giudice di pace di San Miniato (sentenza 139/2019) risalente al luglio scorso e resa nota il 15 gennaio scorso da Home Restaurant Italia, l’associazione di categoria del settore.

Se l’attività non si trova in zone tutelate indicate a titolo puramente interpretativo nella risoluzione del Mise 50481/2015 non è necessaria la Scia, stabilisce la pronuncia, condannando il Comune toscano alle spese di giudizio.

«È incredibile – sottolinea in un comunicato stampa il Direttore Generale Fipe Roberto Calugi – che si faccia passare il messaggio che una sentenza di un giudice di pace di provincia possa fare giurisprudenza a livello nazionale. Chi intende aprire un’attività di home restaurant– aggiunge – ha l’obbligo di presentare una Scia in Comunee ottenere un’esplicita autorizzazione nel caso in cui voglia farlo in un’area tutelata».

Non la pensano, ovviamente, così a Home Restaurant Italia, l’associazione di categoria presieduta da Gaetano Campolo: «Questa sentenza rappresenta un importantissimo precedente e oltretutto è l'ennesima conferma per lo sviluppo del fenomeno del Social Eating sul territorio italiano. Grazie a Home Restaurant Hotel chiunque ha la possibilità di poter avviare un Home Restaurant, un'iniziativa privata che permette la condivisione della passione per la cucina, il territorio e le tradizioni». Non solo: Home Restaurant Italia richiama l’attenzione sulla pubblicazione della Gazzetta Ufficiale del 12 Luglio 2019 del risultato della Conferenza Unificata Governo Regioni del 17 Aprile «che sembrerebbe così recepire quanto affermato con parere della Questura di Reggio Calabria del 1° febbraio 2019».

Non esiste una normativa
Sull’avvio dell’attività, oltre alla Risoluzione del Ministero dello Sviluppo Economico del 2015, richiesta dalla FIPE, c’è un testo di legge approvato alla Camera, il disegno di legge A.S. n.2647, passato in Senato, assegnato alla X Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) in sede referente l’8 febbraio 2017 e lì rimasto in giacenza.

Il provvedimento, primo in Italia e tra i primi in Europa, introduceva una serie di vincoli e limiti (pagamento solo attraverso modalità elettroniche, tetto al numero di giornate di attività, tetto ai proventi per anno solare) e aveva incontrato il plauso della Fipe e le forti critiche di chi opera nel settore.

Controlli Ps
Nel febbraio dello scorso anno, la questura di Reggio Calabria investita da Home Restaurant Hotel, aveva chiarito che i controlli di Ps dovevano ritenersi per gli home restaurant “concordabili” con i titolari, escludendo invece gli obblighi su accessi e vie di fuga per il pubblico previsti dal Dm 564/92. «L’attività in questione non espone a problematiche significativamente maggiori o diverse dalle comuni cene a inviti presso abitazioni private, fermo restando il potere di accesso degli operatori Ps» la puntualizzazione.

La Fipe - in considerazione del vuoto normativo in materia – sollecita ora il Mise alla predisposizione di regole chiare per tutti. «Chi apre un home restaurant - si legge nella nota diffusa dal Direttore Generale Fipe - ha il dovere di comunicare l’avvio della propria attività che deve poter essere controllata dalle autorità sanitarie, esattamente come tutte le altre: ne va della sicurezza dei consumatori. Non solo. In nome di un contrasto all’evasione fiscale a 360°, è necessario estendere anche agli home restaurant l’obbligo di dotarsi di pos per il pagamento con il bancomat. Il principio è semplice: stesso settore, stesse regole. Altrimenti è concorrenza sleale».

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