Condominio

Con il nuovo Governo agli amministratori serve una voce unica

di Francesco Schena (presidente Arco)

Registro sì, registro no. Albo sì, albo no. Revisione del D.M. n. 140/2014, sì o no. Sono questi i dubbi che attanagliano la categoria dalla caduta del Governo giallo-verde. Cosa accadrà adesso?
La frammentazione delle idee delle diverse associazioni di categoria, tra quelle già convocate in passato al Ministero della Giustizia e quelle no, non agevola certamente imprese storiche ma nulla è impossibile.
È necessario, però, che i rappresentanti degli addetti ai lavori si incontrino per provare, almeno, a fare uno sforzo di sintesi sui contenuti della possibile futura regolazione della professione e, di conseguenza, del rispettivo mercato. Una sintesi difficile ma non impossibile se si ha la lungimiranza di riservare alla categoria le migliori soluzioni possibili in termini di tutela da una parte e di individuare un compatibile ruolo da protagonista delle associazioni dall'altra.
I punti di contatto tra le diverse divergenze, già note ai più, saranno certamente pochi ma non mancano e non per questo sono necessariamente inefficaci alla causa degli amministratori e dell'utente finale.
La nuova maggioranza politica potrebbe – ma ad ora non ne abbiamo contezza – avere una visione dell'argomento completamente diversa dal precedente Sottosegretario Morrone e questo potrebbe incidere sugli scenari futuri. Tuttavia, le dichiarazioni rilasciate dai protagonisti della scena politica dei giorni scorsi lasciano sperare in un Governo di legislatura che superi, quindi, l'impegno nelle mere contingenze nell'attesa di nuove elezioni. Se ciò venisse confermato, nulla vieterebbe la riapertura di un dialogo sulla falsa riga di quanto già fatto nei mesi scorsi.
Ma, la domanda va fatta, a chi spetta sollecitare questa possibile riapertura? Partendo dal presupposto che la categoria degli amministratori non è in cima ai pensieri del Presidente Conte, appare evidente che debba essere qualcun altro a muoversi per prima. Allora lancio un appello da queste colonne a tutti coloro che hanno a cuore questo argomento, con la speranza che proprio dalle associazioni più rappresentative possa arrivare un segnale. Personalmente non mi occuperò di questo tema a causa di progettualità incompatibili ma continuerò a seguire lo sviluppo della vicenda da osservatore appassionato.
L'idea di una voce unica, forse con poche ma mirate pretese, ma unica e di peso, potrebbe segnare un nuovo sentiero di dialogo e collaborazione tra associazioni e Governo, all'insegna degli interessi comuni che, indubbiamente, alla base ci sono ed uniscono le migliaia di amministratori professionisti nonostante le diverse appartenenze associative.
Diversamente, appare ovvio come si debba concludere con un possibile interesse contrario, ovvero, a che tutto resti così com'è e non necessariamente per interesse ma perché, semplicemente, siamo tutti contenti di quello che abbiamo.

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