Condominio

Il giardino 4.0 diventa elemento costruttivo

di M.C.V.

Non solo basilico, alloro o timo. Ma anche pomodori, fichi, limoni e mandarini. Le piante “da frutto” e gli ortaggi popolano, sempre di più, i giardini, i terrazzi e anche i singoli balconi di condomini di città. Il giardino 4.0 non è più semplice decorazione: ma produce, per piccoli “sfizi” di consumo “familiare”. Anche nel mezzo di contesti urbani e densamente popolati. Un “fenomeno” che non è pura moda, ma cresce di pari passo con una maggiore attenzione delle persone verso un'alimentazione sana e a chilometro zero. La sensibilità di chi decide di “ritagliarsi” in casa una piccola coltivazione “self-made” è, di conseguenza, sotto la lente di ingrandimento di architetti paesaggisti e urbanisti.

Focus del giardino come luogo di produzione è non a caso, in queste settimane, il festival biennale Radicepura: è in corso a Giarre, in provincia di Catania, e sarà visitabile fino al 27 ottobre. Una manifestazione che scommette sulla biodiversità e sulla capacità di adattare al verde mediterraneo anche piante in arrivo da Paesi lontani. Così come spesso è avvenuto nella storia. Protagonisti dell'evento, promosso dalla Fondazione Radicepura e organizzato da Piante Faro (azienda a conduzione familiare e attiva non solo nel settore vivaistico, ma anche nella produzione di agrumi e viti e nell'accoglienza turistica), sono Antonio Perazzi e Andy Sturgeon. Le due firme del paesaggio contemporaneo hanno curato, nel grande orto vicino all’ Etna, l’ installazione site-specific di due giardini produttivi superiori ai 300 metri quadrati ciascuno. Accanto alla loro opera, dieci cordate di giovani professionisti hanno proposto altrettante installazioni sul tema e hanno risposto a una call internazionale.

«Il tema del giardino a servizio della produzione di frutta e di ortaggi - spiega Antonio Perazzi - non è una novità dell’era contemporanea. Le prime tracce di questa tendenza si trovano nella descrizione di Omero del giardino della reggia di Alcinoo, uno spazio racchiuso dove crescevano peri, melograni, meli, fichi dolcissimi e rigogliosi ulivi». Il festival cerca di promuovere la cultura della produttività anche attraverso eventi per il pubblico e organizza attività altamente personalizzate con gli esperti che vogliono approfondire il tema.

A riflettere sul paesaggio sono anche le progettiste Stefania Naretto e Chiara Bruno Otella dello studio torinese Lineeverdi: fra i lavori realizzati, hanno affiancato Luciano Pia nello sviluppo di 25verde, complesso residenziale in cui gli appartamenti emergono da una foresta urbana di oltre 140 alberi, che diventano vero e proprio elemento costruttivo.

La stessa firma è anche quella della successiva Casa Hollywood, sospesa su un cortile con Fargesia japonica “Nana” e alberi di alto fusto come querce e betulle con terrazzi panoramici dotati di frutteto e arnie. Le due progettiste (sole partecipanti italiane alla 28° edizione del Festival Internazionale dei Giardini di Chaumont-sur-Loire) si sono appena aggiudicate con Francesca Cosmai il primo premio il prestigioso Prix de la création con il progetto “All Strelitzias go to Heaven”. Il tema affrontato, in questo caso, era il “Jardins de Paradis”: Lineeverdi lo ha interpretato realizzando un paradiso onirico fatto di cielo azzurro, soffici nuvole e straordinarie varietà di piante.

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