Condominio

L’intervista: Antonella Formicola e il condominio che protegge dalla violenza domestica

di Francesco Schena

I continui quanto efferati episodi di violenza sulle donne si consumano, fin troppo spesso, nel totale silenzio delle mura domestiche. Dal maltrattamento - fisico e psicologico - al femminicidio, il passo può essere molto breve. Il rischio di abituarsi a questi episodi è ormai alto, al punto da rendere il tessuto sociale quasi sclerotizzato ed incapace di reagire.
Ne parliamo con la nostra ospite, la dott.ssa Antonella Formicola, esperta in criminologia clinica e scienze investigative.
Dott.ssa Formicola, la violenza sulle donne in ambito domestico si consuma anche all'interno di appartamenti in condominio. In questi casi, secondo la sua esperienza, mediamente, quale tipo di reazione si registra da parte del vicino di pianerottolo o del piano di sopra?
La violenza endofamiliare è un fenomeno che preoccupa tutti ed è in forte espansione. I fatti di cronaca quotidiana spesso ci portano a riflettere su tali questioni. Si pensi ad esempio al carabiniere che qualche mese fa uccise la moglie e le sue bambine, ed alle numerose donne uccise dai mariti anche in presenza dei propri figli. Troppo spesso ciò accade sotto gli occhi di tutti, ma nessuno dice nulla. La violenza all'interno delle mura domestiche è una questione trasversale che riguarda tutti i ceti sociali. Sovente, quando avvengono delitti del genere, nelle interviste capita di sentire vicini di casa che, il più delle volte, rilasciano dichiarazioni quali l'aver sentito spesso marito e moglie che litigavano tra di loro, che la coppia stesse attraversando un periodo difficile, oppure l'incrociare il marito sulle scale o in ascensore visibilmente di umore strano, e così via. Purtroppo, prima che poi avvengano tragedie irreparabili, nessuno del vicinato di solito dice nulla, per omertà, per paura o più semplicemente per egoismo, e cioè che “tutto quel che non avviene nella nostra casa non ci riguarda”. Questo atteggiamento è meramente culturale (una interpretazione un po' sui generis del classico detto “tra moglie e marito non mettere il dito”), eppure la legge attualmente prevede che le denunce e le segnalazioni alle forze dell'ordine possano essere anche anonime. Di contro, però, è anche vero che ogni tanto capita di trovare persone di buon cuore che, sentendo le urla di donne o bambini del vicinato, non si voltano dall'altra parte e, nei limiti delle loro possibilità, intervengono concretamente al fine di impedire che le cose degenerino.
Secondo lei, è possibile creare all'interno del condominio una rete di protezione e di allarme a tutela della vittima? E in che modo potrebbe funzionare?
Certo, chiaramente in un condominio dove si verificano casi di violenza endofamiliare, sarebbe importante creare in quel vicinato una rete di solidarietà nella quale si possa collaborare fattivamente denunciando e mettendo in sicurezza la donna ed i bambini ogniqualvolta si presentino situazioni del genere.
Secondo la sua esperienza, si potrebbe pensare ad un progetto culturale e di formazione degli inquilini all'interno dei condomini, evidentemente con l'aiuto di esperti come lei ma anche con la collaborazione delle associazioni degli amministratori?
Rifacendomi a quanto sopra detto, per creare una rete di solidarietà all'interno dei condomini nei quali si verificano casi di violenza, è necessario sicuramente realizzare un percorso formativo, anche in collaborazione delle associazioni degli amministratori, affinché si possa sensibilizzare il problema attraverso lezioni pratiche e teoriche che siano di supporto per far fronte a tali evenienze. Da qui ne deriva l'importanza morale e giuridica del dovere di intervenire nel caso di violenze in un condominio dove vi sono donne e bambini in palese difficoltà. La prima cosa da fare è quella di allertare le forze dell'ordine al fine di poter allontanare qualsiasi soggetto pericoloso per la propria famiglia e per la comunità (il condominio rappresenta a tal proposito una piccola comunità, ed è tenuto pertanto a rispettare regole di valore morale, giuridico e umano).
Vuole aggiungere una sua ultima riflessione per i nostri lettori?
Io credo che, per arginare tali fenomeni che purtroppo quotidianamente riempiono le cronache, sia necessario svolgere attività di sensibilizzazione culturale e di formazione. La cultura della sensibilizzazione e dell'applicazione delle leggi sono le uniche armi di cui ognuno di noi dispone per dare il proprio contributo sociale.

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