Condominio

Acqua, si punta a contatori condominiali

di Saverio Fossati

Contatori dell’acqua, condominiali o individuali? La polemica è aperta da tempo: le società erogatrici propendono per la prima soluzione: il rischio di veder cessare le erogazioni per tutti (anche per chi paga regolarmente) è una molla potente per l’amministratore.

A Brescia la A2A Ciclo Idrico ha inviato agli amministratori una comunicazione in cui annunciava l’imminente trasformazione (un tentativo analogo, poi rientrato, era stato fatto nel giugno 2017). Le associazioni degli amministratori (Anaci e Ababi) hanno protestato, perché così «i cittadini dovranno pagare i proprio debiti e anche i debiti altrui».

Vincenzo Vecchio (Appc), che aveva già segnalato questioni analoghe a Bergamo e in Puglia, puntualizza anche che «Si fa carico della responsabilità della qualità dell'acqua alla collettività condominiale. Inoltre, il condòmino che ha affittato la casa si troverebbe solidalmente responsabile con l'inquilino». Va anche ricordato che la ripartizione a contatore sarebbe attualmente imposta dalle norme (legge 36/94 e Dpcm 4 marzo 1996 in attuazione della Direttiva 75/33 CE).

A2A replica che «La legge 36/94, sostituita dal Dpcm 152/06, si riferisce ai contatori a servizio di uno stabile monofamiliare o di un unico allacciamento. Nel caso di stabili condominiali, a pari del riscaldamento centralizzato, vi è un unico allacciamento ed un unico punto di fornitura dove è installato il “misuratore metrico somma”. I contatori all'interno dei singoli appartamenti sono contatori (non fiscali) che registrano soltanto il consumo del singolo appartamento e che possono essere utilizzati in aggiunta ad altri metodi (come i millesimi) per la ripartizione delle spese di fornitura».

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