Condominio

«Equo compenso» per i professionisti, com’è finita?

di Rosario Dolce

Per equo compenso si intende un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione professionale.
Per come concepito, l'equo compenso non dovrebbe essere solo espressione di un principio costituzionale applicabile a tutti i lavori ma un'oggettiva esigenza per tutti i consumatori perché li mette al riparo da servizi professionali di bassa qualità.
Tuttavia, allo stato, tutto tace… Il progetto di riforma del nostro ordinamento, per supportare le professioni, siano esse ordinistiche che meno, è rimasto ancorato alla scorsa legislatura e non procede oltre.
Eppure i fondamenti per legittimare la relativa introduzione c'erano, eccome. Basti pensare che, gli autori della proposta, facevano leva sui principi costituzionali e sulla dignità del lavoratore. Le stesse sigle accorpanti gli amministratori di condominio, in massima parte e con ampia diffusione, si erano spostate con decisione verso tale obiettivo, dando luogo ad una presenza simbolica anche nelle piazze della capitale. D'altronde, la stessa Legge 4/2013 prevede che le anzidette Associazioni debbano promuovere e garantire, da una parte, la trasparenza delle attività degli amministratori, la dialettica democratica tra costoro (associati),adottando un codice di condotta ai sensi dell'art. 27-bis del codice del consumo (di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206), e, dall'altra parte, forme di garanzia a tutela dell'utente, tra cui l'attivazione di uno sportello di riferimento per il cittadino consumatore.
Ma cosa è successo?
Il nostro Paese, purtroppo, vive di momenti che, in quanto estemporanei, sono frutto della contingenza del caso. Non c'è pianificazione delle Riforme. La stessa questione Giustizia è, di volta in volta, affrontata dagli esecutivi che si avvicendano, quando, invece, dovrebbe essere oggetto di un esame ponderato rimesso al Parlamento della Repubblica, per l'elaborazione di una riforma che parta dalla condivisone e non dalla contrapposizione.
In un clima politico e istituzionale come quello in essere, pertanto, pare logica inevitabile smarrire progetti di riforma “strutturale”, appena abbozzati, come quello che si voleva determinare con il ricorso all'equo compenso.
Va detto, tuttavia, che qualcosina pare muoversi. Un tiepido lumicino le accedono le ultime dichiarazioni rese dal il sottosegretario alla Giustizia, dott. Jacopo Morrone, in occasione del tavolo tecnico con i rappresentanti degli Ordini e Collegi vigilati dallo stesso Ministero tenuto in data 27 novembre 2018 presso la sede competente. L'obiettivo è quello di avviare un ulteriore confronto con i rappresentanti delle stesse professioni per trovare soluzioni in grado di migliorare le relative condizioni di lavoro.

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