Condominio

Psicologi e amministratori: attinenze nella relazione tra cliente e professionista

di Federica Riccardi e V. Ria

Al centro di questa riflessione c'è il concetto di ‘'compenso in quanto simbolo''. Simbolo che dal greco è σύμ ( insieme) βάλλω ( porre). Il simbolo mette insieme, fa da ponte a due concetti, due idee: nel caso del compenso lega insieme : il valore del lavoro ad un numero, una cifra che costituisce il c.d. onorario.
Come incide la definizione di questa ‘'cifra'' sulla relazione tra cliente e professionista?
Strano a dirsi ma parlando con alcuni amministratori che hanno preso parte al nostro pogetto abbiamo trovato alcune similitudini, del tutto inaspettate, tra la professione svolta in condominio e la nostra professione clinica svolta con pazienti psicologici. .
Da prendere con le pinze: le due professioni sono molto differenti. Lo psicologo usa delle tecniche nell'ambito di una sola disciplina. L'amministratore si muove in una varietà difficilmente definibile di competenze che è chiamato ad avere, ma che di fatto non sono riconosciute. Lo psicologo è tutelato da un albo, che rende tutti i membri della categoria un fronte comune. L'amministratore è in balia della concorrenza, diciamocelo, che le associazioni di categoria si fanno al di la dei servizi che offrono al singolo iscritto.
La psicologia, in quanto professione così detta di aiuto, si è molto interrogata sul valore simbolico del compenso, in quanto sostanzialmente farsi pagare per “aiutare” come minimo genera una contraddizione interna. Freud già, però, sottolineava che la relazione ‘'di aiuto'' implica l'utilizzo di tecniche e competenze. Ed è per queste competenze che si paga il compenso allo psicologo, al di la di qualsiasi fantasia o immaginario comune.
Ma qual è l'immaginario comune riguardo le competenze e le tecniche dell'amministratore di condominio? Molte persone ad oggi Non sanno che l'amministratore deve avere delle competenze molto variegate che devono considerare numerosi processi, tecnici e burocratici, che addirittura cambiano in maniera molto frequente.
Il compenso sancisce una parità tra cliente e professionista che delimita diritti e doveri, quindi quanto più il compenso è basso, tanto più si avvicina al concetto del dono che però fuoriesce da un'ottica di diritto o dovere e entra in una ottica di volontarietà che ingenera nel cliente una sorta di deresponsabilizzazione nei confronti della relazione professionale.
Questo è un esempio accostabile anche all'attività dell'amministratore di condominio che se per necessità di un mercato selvaggio inevitabilmente abbasserà il proprio onorario in realtà vivrà una forte frustrazione già in partenza.
L'amministratore costretto a dover chiedere un onorario ridotto rispetto a quanto sente valga il proprio operato sentirà a ragione di subire la sottrazione di un proprio diritto ponendolo in partenza in una condizione di ostilità verso l'utenza, che al contempo, come evidenziato in precedenza, comunque attribuirà al professionista scarso valore posizionandosi in una condizione di diffidenza con la percezione di avere, sì un vantaggio dall'acquisire un servizio a basso costo, ma anche con la sensazione di dover stare maggiormente in allerta per scoprire tutti quegli elementi che possano trasformare questo “vantaggio” in una “fregatura” che, laddove si verifichi, sarà sempre e comunque attribuita al basso costo.
In estrema sintesi un elemento apparentemente banale come l'onorario che un professionista e quindi anche un amministratore richiede è il suo biglietto da visita, testimonia la percezione che il professionista ha di sé, definisce i livelli della sua preparazione. E' il simbolo che, come dicevamo all'inizio, fa da ponte significativo tra la sua competenza e il suo onorario, determinando di fatto determina gli esiti stessi della relazione professionale. In quanto, attribuendosi un determinato valore, trasferirà al suo cliente la stessa percezione del proprio valore.
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Dott.ssa F.Riccardi
Dott.ssa V.Ria

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