Condominio

Lite sulla costruzione decisa dai colori

di Guglielmo Saporito

Liti amministrative decise in base ai colori del progetto, quando si intende ristrutturare immobili. Lo precisa il Consiglio di Stato con la sentenza 3510/17, decidendo su una demolizione con successiva ricostruzione. Nel caso esaminato, si interveniva su un edificio di vecchia data, da ristrutturare ampliandolo e dotandolo di un parcheggio interrato. La demolizione integrale era tuttavia vietata dal piano locale (Comune di Forte dei Marmi) e dal vincolo sul centro storico (Dlgs 42/04)ed era quindi stata sanzionata, ad edificio già ricostruito, in misura pari al doppio dell’aumento di valore venale. Per decidere se l’intervento fosse o meno abusivo, la sentenza ha dato spazio agli elaborati grafici, che prevedevano la conservazione di alcune strutture murarie.

I giudici amministrativi hanno precisato che, in sede d’interpretazione di un progetto edilizio, le risultanze grafiche sono parte integrante, chiarendo e completando quanto è stabilito nel testo, pur non potendosi sovrapporre o negare quanto risulta dal progetto stesso. In caso di contrasto fra prescrizioni formulate con parole e quelle evidenziate in grafici o segni e colori, occorre quindi accordare prevalenza alle prescrizioni testuali, ma se rimangono incertezze, si applica il criterio di buona fede (articolo 1366 del Codice civile), in base a ciò che il destinatario può ragionevolmente intendere. Nel caso specifico, la relazione illustrativa utilizzava espressioni equivoche (parlando di edificio «completamente rifatto»), sicché gli elaborati grafici rivestivano importanza decisiva. Tali elaborati hanno convinto i giudici della volontà (del progettista e del Comune) di conservare parte delle strutture murarie portanti, rappresentate utilizzando il colore bianco. In generale, il colore rosso era utilizzato per strutture di nuova costruzione, il giallo per quelle destinate alla demolizione e il colore bianco per individuare le strutture da mantenere; ciò secondo il Consiglio di Stato, risponde ad una «convenzione grafica abitualmente utilizzata». Nessun peso è stato accordato alla previsione di un piano box sotto i muri dell’edificio esistente: secondo i proprietari, ciò dimostrava la volontà di demolire, essendo previsti scavi ingenti. Diverso l’orientamento dei giudici, i quali, accogliendo la tesi del Comune, sottolineano che per realizzare i parcheggi interrati, non era indispensabile demolire tutto ciò che era fuori terra.

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