Condominio

Ora serve una Strategia nazionale sull’acqua

di Giovanni Valotti

A luglio la siccità, ad agosto le alluvioni. Cosa ci riserverà l’inverno? In realtà pare difficile fare previsioni attendibili. L’unica certezza è che i cambiamenti climatici stanno amplificando la frequenza e l’intensità degli eventi estremi.

E sono proprio queste le condizioni che mettono a dura prova la tenuta dei sistemi idrici, facendo emergere drammaticamente le condizioni di arretratezza di molte aree del nostro Paese.

Una politica responsabile deve prendere atto di questa situazione, uscendo dalla logica di gestione delle emergenze in favore di una visione integrata e di ampio respiro, capace di affrontare e risolvere i problemi strutturali, soprattutto al fine di scongiurarne di nuovi. In analogia a quanto si sta facendo in campo energetico e ambientale, serve una Strategia idrica nazionale.

L’acqua è un bene essenziale, da proteggere e rendere accessibile a tutti. La sicurezza idrogeologica è un tema drammaticamente attuale, del quale tuttavia si prende reale coscienza solo a fronte di grandi, purtroppo ricorrenti, tragedie.

Gli interventi necessari riguardano tutta la filiera del ciclo idrico, dalla captazione alla distribuzione sino alla depurazione. Proprio per questo bisogna investire molto, ridurre gli sprechi e, non da ultimo, sviluppare il riuso.

Ma per fare questo serve una gestione industriale del settore, il che non significa a scopo di profitto, ma tale da garantire alti standard di qualità, efficienza e riduzione dei costi, capacità tecniche e finanziarie per l’effettiva realizzazione degli investimenti programmati.

La piena attuazione della normativa, attraverso l’affidamento del servizio a un gestore unico su scala provinciale e il definitivo superamento delle gestioni in economia degli enti locali, la valorizzazione delle imprese pubbliche efficienti, così come la valorizzazione delle partnership pubblico-privato, tali da combinare indirizzo pubblico e forza industriale, rappresentano la via maestra.

I cittadini non devono temere nulla. Il prezzo dell’acqua è regolato da un’autorità pubblica indipendente, non dipende dal mercato o dai singoli gestori. Le tariffe sono legate ai costi efficienti di gestione e agli investimenti effettivamente realizzati. Questo spinge le imprese a fare e a migliorare, crea le condizioni per finanziare gli investimenti, attrae capitali in un settore per molti anni snobbato dai principali operatori finanziari.

Non a caso da quando il settore è regolato gli investimenti, per quanto largamente insufficienti, sono ripartiti. La qualità, per quanto lontana dagli standard europei, è migliorata. Tutto questo, purtroppo, con grandi differenze territoriali, in larga misura legate anche alla qualità degli operatori ai quali sono affidati i servizi.

Semplicemente, il cittadino ha solo da guadagnare dallo sviluppo industriale del settore, perché grazie a questo avrà servizi di qualità migliore, l’innovazione tecnologica necessaria per una gestione moderna ed efficiente, meno sprechi e gli investimenti che servono per allineare il nostro Paese alle realtà più avanzate, scongiurando le emergenze e i disastri ambientali ai quali ci stiamo tristemente abituando.

Il tutto ovviamente assicurando l’attenzione massima alle fasce deboli della popolazione ma, al tempo stesso, educando tutti i cittadini e le imprese, siano esse agricole o industriali, a un uso consapevole e responsabile del bene acqua. Serve, insomma, una nuova cultura dell’acqua “bene prezioso” e non solo “bene comune”.

In questa prospettiva, ciascuno deve fare la sua parte. Al Parlamento e ai Governi spetta il compito di tracciare la rotta di una politica finalmente di ampio respiro, capace di affrontare le questioni strutturali per un miglioramento duraturo del sistema idrico.

Ai regolatori quello di spingere il sistema verso standard di qualità ed efficienza sempre migliori.

Alle imprese che gestiscono il servizio, infine, fa capo la responsabilità di crescere, anche attraverso processi di aggregazione e razionalizzazione del settore, di modo da assicurare un allineamento ai best performer nazionali ed europei.

Solo attraverso un’azione integrata e credibile dei diversi attori del sistema sarà allora possibile far comprendere a tutti i cittadini che il diritto all’acqua comporta anche dei doveri, primo fra tutti quello di pensare nel presente al futuro delle generazioni che verranno.

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