Condominio

La «Cassa portieri» scommette sul welfare

di Saverio Fossati

Funziona bene la Cassa «fai da te» dei portieri: a fronte della mancata copertura Inps di una serie di indennità, datori di lavoro (Confedilizia) e sindacati (Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs) hanno dato vita a un ente paritetico che copre le esigenze di 33mila tra “portieri” e “pulitori” degli stabili, condominiali e non. Circa il 50% del bacino potenziale (molti sono inquadrati nel Ccnl dei «vigilanti senza armi»). Come spiega il presidente, Giovanni de Lutio di Castelguidone al convegno organizzato a Roma il 22 giugno scorso da Ebinprof (l’ente bilaterale cui fa capo la Cassa) «da un anno esiste un fondo speciale per l’assistenza sanitaria e il fondo sanitario per i familiari, così da estendere a tutto in nucleo l’assistenza». Un risultato confermato da Davide Guarini, presidente del Fondo Coasco, che raccoglie i contributi in busta paga. Come illustra Mauro Munari (vice presidente della Cassa), sono coperti anche gli infortuni extra lavoro: «Nel 2016 sono state erogate le prime prestazioni di assistenza, il fondo malattia e il sanitario sono alimentati da prelievi contrattuali (2,90% fondo malattia e 6 euro/mese fondo sanitario)».

Giorgio Spaziani Testa (presidente di Confedilizia) parla di «un esempio virtuoso, di cui è testimonianza il dato dei 600mila euro annui di prestazioni. Un esempio di welfare privato che dovrebbe essere preso a riferimento. Ma c’è uno sforzo dei proprietari: dovrebbe esserci anche quello dello Stato». Il tutto, va detto, con soli 12 dipendenti tra Ebinprof, Cassa e Coasco.

Giovanni Di Tuccio, premiato come “portiere dell’anno” 2017 ha ricordato che «I palazzi dove ci sono i portieri hanno un biglietto da visita migliore, quindi anche il valore dell’immobile è legato alla presenza».

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