L'esperto rispondeCondominio

OBBLIGHI RISPETTATI CON I DUE CONTATORI

La domanda

Anni fa adottammo la contabilizzazione del calore condominiale, con ripartitori e valvole termostatiche su tutti i termosifoni, pur con impianto a distribuzione orizzontale, allo scopo di evitare costose rotture dei muri per inserire i singoli contatori "diretti". Montammo in centrale termica due contatori generali, certificati in kWh e in mc, così da misurare separatamente, a valle dei due scambiatori di calore del teleriscaldamento, i consumi totali del riscaldamento e dell’acqua calda, quest’ultima già misurata individualmente.Il contatore generale del fornitore che ci conteggia/fattura l’intero teleriscaldamento è rimasto uno solo; chiedo se, ai fini del Dlgs 102/2014, questo contatore "ufficiale" debba essere sostituito, e a carico di chi, con contatori separati riscaldamento/acqua calda, e se possiamo lasciare la quota fissa di riscaldamento (del 35 per cento) decisa, all’epoca, in base a una relazione termotecnica che calcolò dispersioni e scostamenti tra i valori "ufficiali" e i due contatori installati in centrale.

L’articolo 9 del Dlgs 102/2014 non impone una sostituzione dell’unico contatore "ufficiale" con contatori separati riscaldamento/acqua calda, in quanto lo stabile condominiale è già dotato di due contatori generali per misurare separatamente i consumi del riscaldamento e dell’acqua calda.Si ricordi, inoltre, che la determinazione dei relativi consumi avviene sulla base del contatore principale posto in sottocentrale. Al riguardo (e ciò, dipende dal regolamento condominiale o dalle deliberazioni assembleari) la ripartizione individuale dei consumi potrà essere fatta su base millesimale o, in alternativa, sulla base della strumentazione individuale che ogni unità immobiliare ha installato.Infine, anche in presenza del teleriscaldamento, per le leggi della termodinamica si avranno sempre dei consumi involontari (che rappresentano una quota fissa), o altri indipendenti dall’azione dell’utente e, cioè, principalmente le dispersioni di calore della rete di distribuzione, che vanno ripartiti in base ai millesimi di riscaldamento. Sicché, se la quota del 35% è da ritenere equa (in relazione all’impianto considerato nella sua generalità), essa può rimanere invariata.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©