Gestione Affitti

Condominio sotto sorveglianza, i prefetti scrivono agli amministratori

di Saverio Fossati

I prefetti e i sindaci fanno pressing sugli amministratori condominiali. E in effetti i condòmini non sono sempre così disciplinati da non suscitare preoccupazioni: le segnalazioni di festicciole, chiacchierate in cortile, giochi di bimbi nel giardino condominiale arrivano con preoccupante frequenza a polizia e carabinieri e, su per li rami, al tavolo del prefetto.

La lettera
Proprio dalla prefettura della città al centro dell’epidemia, Milano, è arrivata alla principale associazione di categoria degli amministratori lombardi, l’Anaci, una lettera che fa riferimento alle «numerose segnalazioni pervenute» sull’uso improprio degli spazi comuni. La lettera ricorda il divieto di assembramento e di assemblee condominiali e ricorda che è rimesso agli amministratori il compito di adottare le misure di cautela più appropriate «pur non espressamente imposte dalla legge ma in ogni caso necessarie nella situazione attuale».

La realtà, però, è difficile da governare. Leonardo Caruso, presidente di Anaci Milano, e Renato Greca, destinatario della lettera in quanto presidente di Anaci Lombardia, spiegano che gli amministratori si erano già da tempo organizzati per trasmettere ai condòmini gli ovvii divieti dell’uso degli spazi comuni ma la situazione può sfuggire di mano, anche se dal 4 maggio, con il Dpcm del 26 aprile , gli amministratori potranno tornare in studio, governando meglio l’emergenza.

Poche cautele
Si sono anche registrati episodi in cui le Forze dell’ordine, chiamate da un condomino più attento alle precauzioni, hanno incontrato ostacoli ad accedere a quello che è uno spazio non pubblico ma ora il nuovo Dpcm supera anche questi problemi. A volte è una malintesa spinta alla solidarietà a creare problemi: «In un palazzo si sono messi a imbiancare le scale in gruppo e senza precauzioni. Un condomino mi ha avvisato – racconta Greca - e ha chiamato i carabinieri».

Le ordinanze dei sindaci
Anche i sindaci premono: a Cinisello e Sesto San Giovanni, nello hinterland milanese, sono state emesse ordinanze sul divieto di assembramento negli spazi comuni condominiali, con rischio di una sanzione amministrativa. Ma il grosso problema, segnalano gli amministratori, è la mancanza di comunicazioni ufficiali dall’Ats o da altri in caso di Covid nel condominio: «Lo veniamo a sapere o dall’interessato o dai condòmini. Contattare l’Ats è difficilissimo e comunque non rispondono su questo aspetto. Così come non abbiamo comunicazioni sui casi da parte della Pubblica amministrazione, neppure dagli stessi sindaci che impongono le sanificazioni: solo quello di Cinisello Balsamo si è impegnato».

La lettera della prefettura si conclude richiamando l’osservanza della circolare della Sanità del 22 febbraio , che dedica un paragrafo dettagliato proprio alla «pulizia di ambienti non sanitari», come le parti comuni condominiali, in caso di soggiorno di persone contaminate da coronavirus. E la violazione di queste prescrizioni comporta rischi: violare la circolare della Sanità è sanzionato penalmente dall’articolo 260 del Rd 1265/1934.

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