Gestione Affitti

Airbnb, con tre case fuori dalla cedolare. E bonus per gli hotel

hi affitta più di tre case dal 2021 dovrà rinunciare all’agevolazione della cedolare secca (l’aliquota del 21%) e passerà alla tassazione ordinaria Irpef

di Marzio Bartoloni

Arriva la stretta sulle locazioni brevi (leggasi Airbnb): chi affitta più di tre case dal 2021 dovrà rinunciare all’agevolazione della cedolare secca (l’aliquota del 21%) e dunque dovrà calcolare i guadagni derivanti dalle locazioni brevi nell’Irpef. A prevederlo è l’ultima bozza del collegato turismo che potrebbe approdare in Consiglio dei ministri.

Attività d’impresa
Il nuovo articolo 5 del Ddl messo a punto dal ministero del Turismo guidato da Dario Franceschini supera quindi la prima ipotesi ventilata nelle settimane scorse (c’era anche un emendamento al milleproroghe in questo senso) che faceva scattare l’attività d’impresa per chi destinava più di tre unità immobiliari alle locazioni brevi. Una misura che avrebbe comportato diversi adempimenti, a partire dall’apertura della partita Iva, per chi affitta sempre più spesso sui portali telematici le proprie case ai turisti.

Imposta di soggiorno
Arriva anche la revisione dell’imposta di soggiorno diventata negli anni una giungla di tariffe. La prima novità è che la tassa di soggiorno potrà essere decisa da tutti i Comuni e non solo dai capoluoghi di provincia e dalle località turistiche, ma il suo importo dovrà essere calcolato «in valore percentuale al prezzo effettivamente corrisposto» per la camera d’albergo o la casa affittata e comunque non superiore al 10% e al massimo«sino a 5 euro per notte di soggiorno a persona».

Valorizzare e rigenerare
Tra le misure più innovative contenute nel disegno di legge c’è quella che punta a valorizzare i borghi fino a mille abitanti colpiti dallo spopolamento: chi avvia o trasferisce la propria attività economica in questi borghi potrà beneficiare per cinque anni (dal 2021 al 2025) di importati esenzioni sui redditi, sull’Irap, sulle imposte municipali e sul versamento di contributi previdenziali e assistenziali.

Una misura simile è quella relativa ai cosiddetti «quartieri degli artisti»: nelle città sopra i 100mila abitanti le imprese culturali e creative che si spostano in questi quartieri trasformati in «zone franche urbane» potranno sfruttare esenzioni di imposte e contributi previdenziali e assistenziali. Tra l’altro per queste imprese il Ddl introduce anche un credito d’imposta del 30% su sviluppo e produzione di prodotti e servizi culturali e creativi con una dote di 15 milioni.

Professioni turistiche
Arriva poi la disciplina delle professioni turistiche e si prevede un mini restyling dell’Enit, l’Agenzia per il turismo che avrà un nuovo Cda (4 membri e il presidente) e un nuovo statuto. Il Ddl infine prevede una revisione degli incentivi fiscali per il settore cinematografico e audiovisivo e anche una delega per «il riordino delle disposizioni in materia di spettacolo».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©